Capital – Venduta un’impresa se ne fanno tante altre

Capital – 20 maggio 2016

Venduta un’impresa se ne fanno tante altre

Suo padre ha ceduto l’azienda di famiglia quando Marco Gay, presidente dei Giovani industriali, era all’università. E lui ha virato verso un settore innovativo, il digitale. Prossimo obiettivo: far crescere 100 start-up 

di Lucia Gabriela Benenati

«Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli essere un imprenditore. Lo avevo già deciso da bambino, quando sceglievo di trascorrere tutto il mio tempo libero in Proma, l’azienda di famiglia. Mi aggiravo per i capannoni, chiacchieravo con gli operai, studiavo le dinamiche aziendali, apprendevo la regola principe del mestiere: avere il coraggio, ma si potrebbe anche dire testardaggine, di realizzare i propri progetti». Marco Gay, classe 1976, torinese, è la prova che con il dna dell’imprenditore ci si nasce. Si potrebbe obiettare che è semplice esserlo, se si ha la fortuna di nascere in una famiglia che per decenni ha condotto proficuamente una società attiva nel settore metalmeccanico. «Il futuro, però, non è mai certo: nel 1996, infatti, mio padre decise di vendere Proma (oggi Saint-Gobain Abrasivi). Avevo 20 anni, frequentavo la facoltà di economia a Torino, e ho pensato: posso farcela da solo, posso intraprendere la mia personale carriera imprenditoriale. Non avevo ancora idea di quali sarebbero stati i miei primi passi, ma ero mosso da una spinta interiore, un potente miscuglio di ambizione, determinazione e incoscienza», ricorda Gay. Così, ancora prima di laurearsi, ha iniziato a osservare lo scenario economico e a riflettere sulla direzione in cui era convinto di poter cogliere le migliori opportunità. «Le ho individuate nel settore innovativo per eccellenza, il digitale, e nel 2000 ho fondato WebWorking, web agency che si occupa di creare siti web, con una particolare attenzione alle pmi. Quando mio padre, che si era occupato tutta la vita di un prodotto tangibile, mi ha chiesto quale fosse la materia prima della mia azienda ho risposto: la capacità».

WebWorking è stata per Gay la prima delle iniziative da startupper seriale, come ama definirsi, tutte sviluppate seguendo le frontiere dell’innovazione nella comunicazione e nel multimedia. Dal 2013 è socio fondatore di Ad2014, attiva nel settore dell’internet delle cose, è stato ceo dell’agenzia pubblicitaria Gsw worlwide Italy e di Ottovolante, rivolta al settore farmaceutico. Da un paio d’anni, è anche presidente di Torino1884, focalizzata nel food&beverage. Accanto alle start-up, spicca l’impegno associativo, che ha portato Gay a ricoprire la carica di vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani imprenditori. L’anno scorso i suoi 15 anni di esperienza digitale sono stati il lasciapassare per diventare socio e vicepresidente di Digital Magics, la più importante piattaforma di innovazione italiana, quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana, che insieme con Talent Garden e con il private equity di Giovanni Tamburi ha l’obiettivo di sviluppare oltre 100 start-up nei prossimi due anni, anche attraverso l’apertura di 50 nuovi campus di coworking. In Digital Magics, Gay seguirà lo sviluppo dei programmi di open innovation. «È un tema centrale nella crescita del digitale italiano, perché unisce l’innovazione prodotta dal mondo delle start-up con un’eccellenza industriale e manifatturiera che il mondo ci invidia: è il trampolino per portare il made in Italy nel futuro», afferma. «È il momento di crescere, puntando su settori come l’energia, l’hi-tech, la salute, l’internet delle cose, i big data. Ma anche il turismo, con l’apporto del digitale, ha grandi possibilità di sviluppo».

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