ItaliaOggi – 12 ottobre 2012
Start up finanziate con 100 mln di euro all’anno, molte idee restano nel cassetto
di Claudia Cervini
Ancora troppo poco spazio in Italia per le start up, le nuove iniziative imprenditoriali che hanno le carte in regola per decollare. Il problema sono gli investimenti e il numero esiguo di operatori: una decina attivi nel venture capitalism che nel 2011 ha visto fondi impiegati per 100 milioni di euro. Nonostante ciò c’è chi ce la fa come Iubenda, la start up del ventitreenne Andrea Giannangelo, vincitrice del Premio Nicola Silvestri allo Iab Forum, che ha scelto come business la digitalizzazione del settore legale. Così come BeeAd inventrice di formati innovativi di pubblicità su contenuti premium di brand come Le Figaro, Reebok, Tiscali e WeBank o ancora Risparmiosuper.it in grado di comparare i prezzi dei supermercati individuando quelli più convenienti. Questo il quadro emerso ieri allo Start up Forum a cura di Iab Italia. «È il momento ideale per investire in questo settore: le aziende tradizionali, infatti, sono in difficoltà e il mercato ha bisogno di guardare al futuro con nuove iniziative», ha spiegato Andrea Di Camillo, managing partner di Principia, fondo che gestisce 90 milioni di euro in Italia e all’estero. «Al nostro sportello arrivano circa 100 buone idee al mese, ma abbiamo la possibilità di finanziarne dieci all’anno», ha detto Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics, incubatore che accompagna le start up sia nell’investimento iniziale sia nel cammino d’impresa. C’è quindi una gran selezione all’ingresso ed è importante per i futuri imprenditori presentarsi nel modo giusto. «Il consiglio che do agli start upper è quello di studiare le imprese che ce l’hanno fatta: capire il loro business model, intervistare gli imprenditori», ha aggiunto Aurelio Mezzotero, investment director Atlante Ventures, fondo del Gruppo Intesa Sanpaolo.Delle tante idee presentate agli sportelli dei fondi si scelgono quelle che in prospettiva possono generare più valore. «Anche perché la start up che funziona deve essere in grado di ripagare gli investimenti fatti in altre iniziative che invece non hanno avuto successo», dice Pietro Bezza, titolare di Connect Ventures. E i fondi che funzionano immettono sul mercato al massimo tre aziende di successo all’anno. «Più che al prodotto in sé, si guarda al business model, alla capacità dell’imprenditore di reinventare la sua idea in base alle esigenze del mercato, alla comunione di intenti, al valore aggiunto che porta in quel settore», ha concluso Pierluigi Paracchi, partner di Axon Capital.