Corriere.it Blog – Perché il modello Silicon Valley da noi non può funzionare

E-story – Blog del Canale Tecnologia di Corriere.it – 29 novembre 2012

http://estory.corriere.it/2012/11/29/silicon-valley-digital-magics-startup/

Perché il modello Silicon Valley da noi non può funzionare

di Greta Sclaunich

Dici startup e pensi agli Stati Uniti, alla California, al fermento di Palo Alto e ai monopattini parcheggiati nei corridoi delle aziende di Cupertino. In due parole: pensi alla Silicon Valley.

“Ma noi siamo in Italia. E per crescere velocemente dobbiamo inventarci modelli autonomi e originali. Magari guardando ad altri hub importanti, come quelli di Berlino e Israele, e prendendo spunto da loro”: sottolinea Enrico Gasperini, presidente e socio fondatore di Digital Magics. La sua investment company opera dal 2008 come incubatore e si occupa in particolare di startup legate al mondo di internet: ad oggi ha scelto e portato avanti 30 progetti, per un totale di 300 posti di lavoro. Ma di proposte ne riceve parecchie di più: l’anno scorso più o meno 500, quest’anno circa il doppio.

Un’altra prova (se ce ne fosse bisogno) che il settore, oggi, è in pieno sviluppo. Gasperini il panorama italiano lo descrive così: “Molte idee, molti neo imprenditori, ancora pochi incubatori e pochi fondi di venture capital”. Ecco perché da noi il modello Silicon Valley non può funzionare: “L’Italia è arrivata per ultima, la quota di digitale nell’economia nazionale è molto bassa. Insomma,dobbiamo partire quasi da zero. Che non è necessariamente un male: questo fermento può far da leva per la crescita delle startup. Per gli startupper, per esempio, è più facile farsi notare, c’è ancora molto spazio e il livello di competizione iniziale è meno alto”.

Con un po’ di aiuto in più da parte dello Stato: “Le misure dell’agenda digitale sono un buon inizio, ma serve coraggio: la parte legislativa dovrebbe osare di più, il budget per fare da miccia dovrebbe essere più alto”.

Il futuro, secondo lui, si giocherà nei prossimi tre – quattro anni: il tempo ideale per colmare il gap e mettersi alla pari con il resto dell’Europa. I punti di forza? “Siamo inventori e individualisti: l’Italia potrebbe essere il Paese ideale per le startup. Tenendo presente che non siamo negli Usa: i business plan qui non si finanziano a colpi di milioni, occorrono pazienza, tenacia e coraggio. Le imprese si costruiscono col tempo. E gli incubatori come noi possono dare una grossa mano a mettere il turbo, così come i tanti investitori privati e non solo necessariamente i venture capitalist”.

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