Tech-and-the-city.com – 16 marzo 2013
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A Milano Elserino Piol dá lezione di venture capital e startup
MILANO – Che emozione tornare alla Statale, dove mi sono laureata (qualche anno fa) in Filosofia della scienza! Venerdà 15 pomeriggio ero una delle speaker al seminario “Startup digitali: what’s next?â€, organizzato dal professor Mario Cuniberti della Facoltá di Giurisprudenza e dall’avvocato Giangiacomo Olivi dello studio DLA Piper . In sala, molti ragazzi del master e altri interessati al tema.
Elserino Piol ha tenuto una vera lezione su che cos’é il venture capital e il suo ruolo nel finanziamento delle startup. Sulla situazione italiana, Piol ha detto che le startup sono affette da nanismo: nascono pensando giá di restare piccole sempre, il che é sbagliato, perché invece dovrebbero avere l’ambizione di crescere. Inoltre sembrano spesso fatte solo per “trovare un lavoroâ€. La nuova legge sulle startup secondo Piol é basata su un’ottima ricerca, la prima del suo tipo, ma cosà com’é non puó funzionare: Tiscali, Vitaminic, Yoox – per citare solo alcuni dei successi finanziati da Piol – non sarebbero state definite “startup innovative†da questa legge. Inoltre le nuove regole non si occupano di favorire le “uscite†degli investitori dalle startup, cioé la loro quotazione o l’acquisto da parte di grandi aziende. Elserino Piol ha detto che l’Italia puó fare come ha fatto New York – e come é raccontato nel nostro libro – innovare partendo dalle industrie dove ha una tradizione: editoria, moda, design. Le piccole e medie aziende potrebbero investire sulle startup – insieme ad altri investitori – e poi sfruttare l’innovazione che ne deriva. A mancare in Italia é anche, secondo Piol, la pubblicizzazione delle iniziative locali che funzionano. “Federico Marchetti, il creatore di Yoox (moda online), un grosso successo mondiale, dovrebbe essere conosciuto dai giovani italiani come Balotelli per capire che si puó diventare ricchi e famosi anche con le startupâ€, ha detto Piol. Va bene sviluppare gli incubatori d’impresa, ma oggi in Italia c’é troppa polverizzazione: non possono essercene molti, perché per l’innovazione é necassaria una massa critica.
Diana Saraceni, general partner del fondo 360 Capital Patners, ha spiegato che cosa sta succedendo in Europa. A Berlino il fenomeno startup é esploso negli ultimi tre-quattro anni grazie ad alcuni imprenditori seriali, angel investor e mentori, che anche qui sono disposti a “give back†come succede a New York. Inoltre ci sono grandi spazi utilizzabili a basso prezzo e c’é il fattore “modaâ€, cioé le startup fanno tendenza. A parigi c’era una fiorente comunitá di startup, ma con il recente aumento delle tasse molti imprenditori stanno pensando di andarsene. Londra ha l’ecosistema di startup piú stabile in Europa. E l’Italia? “Quale dei nostri sindaci potrebbe essere un Bloomberg? – si é chiesta Saraceni -. Abbiamo talenti e risorse tecniche, ma ci vorrebbe il livello di entusiasmo e di efficienza di New Yorkâ€.
Enrico Gasperini con la sua Digital Magics ha giá creato 37 imprese, ne ha vendute sette e creato 500 posti di lavoro. “Tutto da soli, senza alcun incentivo, senza nemmeno facilitazioni per l áffitto degli spazi per l’incubatore – ha precisato Gasperini -.Ma siamo anche riusciti a raccogliere un network di circa 70 angeli che investono nelle nostre iniziative. C’é una disponibilitá, ma bisogna mettersi insieme, collaborare: cosà si potrebbe costruire il distretto tecnologico del Sud Europa a Milanoâ€.
Luigi Tommasini ha spiegato che cos’é il Fondo italiano d’investimento: 1,2 miliardi di euro (1 miliardo dalla Cassa depositi e prestiti, il resto da banche italiane) da investire metá direttamente in aziende e metá in fondi di venture capital.
Patrizia Cella ha spiegato che cosa fa la Borsa italiana per i piccoli imprenditori e le startup – annunciando che fra poco si quoterá proprio Digital Magics – e l’avvocato Francesco Maria Aleandriha raccontato che cosa potrá succedere in Italia con il crowdfunding (raccolta di finanziamenti da tanti piccoli investitori attraverso piattaforme online), che é previsto dalla nuova legge sulle startup ma é ancora senza regolamenti attuativi della Consob.