Corriere Economia – 20 maggio 2013.
Trasparenza Disponibili 5.800 cataloghi di dati da enti come Istat e Cnr. Il concorso App4Mi per inventare
applicazioni
Archivi di Stato Meno segreti, più affari
Si chiama Open Data, è il libero accesso alle informazioni degli enti pubblici Semplifica la vita ai cittadini. E
può portare a un business da 4 miliardi
di Chiara Sottocorona
Qui Lombardia è l’applicazione mobile da tenere sempre in tasca per chi si muove sul territorio della Regione. Segnala 9 mila punti d’interesse, tra agriturismi, fiere, mercati, biblioteche, musei, anche stazioni di servizio, tutti geolocalizzati e corredati da schede informative. Un’app utile, realizzata da una pubblica amministrazione: i dati che utilizza infatti sono distribuiti dalla Regione Lombardia in formato aperto tramite il portale «dati.lombardia.it». È uno dei nuovi portali basati sugli «Open Data», gli archivi aperti, i dati pubblici da condividere: simile a quelli delle città di Milano, Roma, Trento, Torino e Venezia, che da pochi mesi offrono in formato aperto le proprie informazioni sul territorio, la popolazione, le attività . Un enorme patrimonio di dati, finora rimasto nascosto negli archivi delle amministrazioni pubbliche, sta emergendo per essere non solo consultato dai cittadini, ma anche riutilizzato per costruire nuovi servizi e
nuovi business.
La svolta di aprile
Dal 20 aprile è entrato in vigore il decreto sulla «Trasparenza», che liberalizza definitivamente l’uso dei dati pubblici (esclusi quelli che comportano problemi per la privacy o sono sottomessi al segreto di Stato o militare). L’Agenzia per l’Italia Digitale ha anche costituito un gruppo di lavoro per fissare le linee guida e armonizzare gli standard tecnici per il riutilizzo degli Open Data. «La questione ha risvolti tecnici e organizzativi piuttosto complessi, ma è importante perché può essere un volano e un abilitatore per lo sviluppo di servizi evoluti al cittadino e alle imprese», dice Alfonso Fuggetta,
professore ordinario al Politecnico di Milano e amministratore delegato del Cefriel, il centro di eccellenza per l’innovazione dell’ateneo. Le raccomandazioni dell’Unione Europea sul rilascio dei dati pubblici, all’inizio si ispiravano al diritto del cittadino di accedere ai dati, per una questione di trasparenza. Ma l’obiettivo si è poi spostato sulle opportunità di riutilizzo dei dati pubblici per generare nuove attività e lavoro. Il modello sono gli Stati Uniti, dove la strategia sugli Open Data ha dimostrato di alimentare nuova imprenditoria e innovazione. Il fenomeno dei dati pubblici resi «aperti» da noi è appena all’inizio, ma sembra fare passi da gigante: da marzo 2012 ad aprile 2013 sono stati resi disponibili oltre 5 mila e 700 cataloghi da parte di 68 pubbliche amministrazioni. A livello nazionale, per esempio, sono ora accessibili parte degli archivi della Camera e del Senato, del Cnr e dell’Istat. A livello locale già sette Regioni e decine di Comuni stanno rilasciando progressivamente database d’informazioni geoterritoriali, sociali, ambientali (dal verde pubblico, ai trasporti, alle scuole). E grazie agli Open Data sono state realizzate già 151 applicazioni di servizio al cittadino. Come «Il Comune in tasca», guida ai servizi pubblici e al patrimonio di Trento. O «GuidaMi», un’app che offre 13 percorsi tematici per scoprire Milano.
Le gare e i premi
Il 7 maggio è stato lanciato anche il concorso App4Mi, nato dalla collaborazione tra il Comune di Milano, Rcs
Mediagroup e l’incubatore di start-up Digital Magics: studenti, sviluppatori e microimprese in gara per inventare nei prossimi tre mesi nuove applicazioni basate sugli Open Data del portale data.milano.it. In palio, ci sono 20 mila euro per i vincitori delle competizione. Nel Lazio, in seguito al bando lanciato lo scorso ottobre dalla Regione per lo sviluppo degli Open Data, la Filas (Finanziaria laziale di sviluppo) ha approvato 45 progetti di applicazioni e servizi di egovernement proposti da enti pubblici locali, da finanziare con sei milioni di euro. «La Commissione europea ha stimato che si possono generare circa 40 miliardi di euro all’anno consentendo a privati e imprese di accedere ai dati delle amministrazioni pubbliche – dice Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics -. Gli Open Data sono un’immensa risorsa e rappresentano un potenziale che in Italia dobbiamo imparare a sfruttare. Non essendo ancora aperti i dati da parte di tutti gli enti pubblici, è difficile valutare il mercato, ma da stime dell’Unione Europea si auspica per l’Italia un valore di circa 4 miliardi di euro all’anno».