IL MONDO – 22 novembre 2013.
Ilmondo.it – 16 novembre 2013.
E-commerce Marketplace e vetrine online per promuovere (e vendere) il made in Italy nel mondo
NUOVO RINASCIMENTO. L’artigianato va sul web
Il marketing e la distribuzione digitale permettono ai piccoli produttori di competere su scala globale. Trovando clienti anche sui social network
di Chiara Brusini
Il made in Italy salvato dal commercio elettronico. Possibile? Sì, a condizione che il negozio (virtuale) del piccolo produttore non si perda nel mare magnum di Amazon o eBay. Ma allestisca la sua vetrina globale su uno dei nuovi portali italiani nati per valorizzare il saper fare artigianale in tutti i campi. Con una convinzione di fondo: il matrimonio tra manifattura di qualità e strumenti digitali può generare in Italia un nuovo Rinascimento. Il futuro artigiano di cui parla nel suo fortunato saggio l’economista Stefano Micelli. Negli ultimi due anni sono spuntati almeno una decina di marketplace di questo tipo. Diverse le offerte, alcune delle quali sintetizzate nelle schede di queste pagine: Blomming permette di vendere sui social media o attraverso il blog personale, Italist fa da tramite tra boutique e clienti fnali, ulaola si rivolge soprattutto alla clientela straniera, Buru Buru è riservato a oggetti handmade. E ancora: Madeinitalyforme ospita solo prodotti di botteghe artigiane di eccellenza mentre Maketank porta sul mercato i maker e designer che usano la digital fabrication. Slowd, poi, si defnisce «fabbrica diffusa» perché connette designer e imprese artigiane. La scorsa primavera si sono coalizzate (insieme a Clipit, PrimatoPugliese, Reputeka, WhoMade e Zanoby) nella community online Opencraft. Ad accomunarle è l’obiettivo di rendere l’e-commerce accessibile anche per chi non ha grandi risorse da investire né competenze tecnologiche. «Bisogna pensare prima digitale e poi analogico», sostiene Alberto D’Ottavi , co-fondatore di Blomming, che l’anno scorso ha vinto il Premio nazionale per l’innovazione e conta 26 mila venditori attivi. «Il punto vendita fisico va utilizzato come uno strumento di marketing per attirarle nel proprio negozio virtuale, non viceversa: il giapponese che compra qualcosa al mercato dell’artigianato di Siena deve tornare a casa con l’indirizzo del sito web su cui potrà acquistare ancora in qualsiasi momento». L’idea è condivisa da Andrea Di Benedetto , presidente di Cna Giovani, che al nuovo made in Italy (reso globale dalla Rete) ha dedicato l’ultima edizione del Festival dell’intelligenza collettiva, a Firenze il 7 e 8 novembre. «La politica industriale italiana deve concentrarsi sull’export del manifatturiero di eccellenza», dichiara. «E in questo hanno un ruolo fondamentale le piattaforme web che sanno vendere al cliente americano, russo o brasiliano, prima ancora del prodotto, il valore aggiunto dell’artigianalità . L’abbiamo detto al ministro Emma Bonino : servirebbe una task force della Farnesina specializzata nella promozione del made in Italy sul web». In effetti, guardando il fatturato dell’e-commerce di prodotti e servizi italiani (9,6 miliardi a fne 2012, quasi raddoppiato rispetto al 2007 a dispetto del crollo della spesa delle famiglie, anche se resta solo il 2,6% delle vendite retail), salta all’occhio che solo il 17% è realizzato
all’estero. Significa che quest’anno, su un giro d’affari che secondo l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano salirà a 11,3 miliardi, solo 2 arriveranno dall’export (che per l’Italia ne vale 380). I motivi? «L’e-commerce permette in teoria di vendere ovunque, ma in pratica bisogna poter contare su un presidio locale e una struttura distributiva che permetta di consegnare in tempi ragionevoli e a costi contenuti», spiega Riccardo Mangiaracina , responsabile della ricerca dell’Osservatorio. Ecco perché molti marketplace offrono, a fronte di una quota di iscrizione o di una fee un po’ più alta, pacchetti di servizi che comprendono marketing, logistica, supporto legale e fscale, assistenza ai clienti. «Italist si occupa di tutto, dalle foto dei prodotti alla pubblicità ai resi», rileva per esempio Raffaele Giovine , fondatore dell’acceleratore Noosalab, che replica in Italia modelli di business digitali di successo e ora sta lanciando in grande stile (con tanto di spot tv grazie ad accordi «media for equity») l’aggregatore di boutique, marchi emergenti e artigiani del lusso. «Noi curiamo i profli degli artigiani, facciamo advertising su Google e gestiamo i rapporti con Ups per le consegne e lo sdoganamento», racconta Armando Salerno-Mele , che ha creato Madeinitalyforme. Più ambizioso il progetto di ulaola: «Stiamo studiando accordi con le istituzioni»,  anticipa Michele Novelli , partner dell’incubatore Digital Magics (che recentemente ha presentato un accordo con Rcs Mediagroup per le start-up di Rcs Nest), che ha il 25% del marketplace. «Pensiamo a un flo diretto tra le aziende che vendono sulla piattaforma e gli uffci esteri che offrono assistenza e consulenza per l’internazionalizzazione».
BLOMMING. Piattaforma di social commerce per vendere da blog, sito personale o aziendale e social network. Fondata nel 2010 da Alberto D’Ottavi e Nicola Junior Vitto . Vertis sgr l’ha fnanziata con 1,3 milioni di euro. Da settembre ha un accordo con Italiaonline (Libero e Matrix). Venditori: 26 mila. Prodotti: 400 mila. Compravendite concluse: 60 mila. Lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese. Un terzo del traffco è all’estero Iscrizione gratuita. Superati i 200 euro di ordini, si sceglie tra una fee del 4% sul prezzo e una tariffa mensile di 12,99 euro. Blogger e testate online possono aprire uno shop sul loro sito mettendo in vendita prodotti scelti dal catalogo di Blomming. Per ogni transazione ricevono una commissione. «Il nostro obiettivo è far sì che tutti possano vendere online quello che producono, senza investimenti iniziali e senza bisogno di competenze tecnologiche». Matteo Cascinari , ceo.
MAKETANK. Marketplace per prodotti realizzati con tecniche di digital fabrication e open hardware. Fondato nel 2012 a Firenze da Laura De Benedetto , Tommaso Olivieri e Donato Nitti. Ha vinto lo start-up contest Techgarage 2013. Venditori: 70. Prodotti: 300. Lingue: italiano e inglese. Iscrizione gratuita. Fee del 12% sul venduto. Seleziona designer e progettisti con il concorso DesignWinMake. «Oggi il designer produce da sé, con le tecniche più convenienti. Può realizzare oggetti in piccole serie o addirittura on demand, su commissione. Ma questo è sostenibile solo se c’è uno sbocco sul mercato». Laura De Benedetto , co-founder.
BURU BURU. Ha sede nell’incubatore forentino Nana Bianca. Lingue: italiano. Venditori: 180. Prodotti: 1.900. Iscrizione gratuita. Percentuale sul venduto variabile a seconda dei servizi richiesti. Store online di prodotti di artigianato contemporaneo. Fondato nel 2012 da Lisa e Sara Gucciarelli. 9,6 miliardi il controvalore 2012 in euro dell’e-commerce italiano.
ITALIST. Marketplace che aggrega boutique e marchi emergenti della moda e del design. Fondato nel 2011 da Sergio Bottari e Andrea Milani con il nome di Ovojo. Due mesi fa, dopo l’ingresso nell’incubatore Noosalab, è stato ribattezzato Italist. Venditori: 110 già sul sito, 90 in arrivo. Lingue: italiano, inglese, russo. Iscrizione gratuita. Fee variabile (fino al 25%) sulle vendite «Ci rivolgiamo ai negozi troppo raffinati per aprire vetrine su eBay ma troppo piccoli per appoggiarsi a operatori come Yoox». Raffaele Giovine , cofondatore di Noosalab.
ULAOLA. Piattaforma di promozione e vendita di prodotti made in Italy. Fondata nel 2012 da Pietro Masi. A giugno 2013 l’incubatore Digital Magics è entrato nel capitale con una quota del 25%. Venditori: 200. Lingue: italiano e inglese. Vende in Usa, Francia e Paesi scandinavi. Profli Start, Special e Elite (a seconda dei servizi richiesti) con abbonamento annuale da 250 a 900 euro l’anno più una commissione del 12% sulle vendite. «Italianità significa anche capacità di scegliere. Non basta avere un catalogo di prodotti italiani: per vendere all’estero dobbiamo valorizzarli, mostrare come si possono abbinare». Michele Novelli , partner Digital Magics.
MADEINITALYFORME. Portale di promozione e vendita di artigianato di alta qualità . Fondato nel 2011 da Armando Salerno-Mele. Lingue: italiano. Versione inglese in preparazione. Venditori: 15 già sul sito, altri 20 hanno aderito e ci sono un centinaio di manifestazioni di interesse dagli artigiani che aderiscono a Primatopugliese.com. Iscrizione gratuita. Offerta base: fee dal 4 al 9% sulle vendite. Advanced: fee dal 3 all’8% + 90 euro a semestre. Deluxe: fee dal 2 al 5% + 250 euro a semestre o 450 all’anno, primi sei mesi gratuiti. In progetto: organizzazione di tour nelle botteghe dei venditori 11,3 miliardi il fatturato stimato nel 2013 delle vendite online.