ItaliaOggi – 20 febbraio 2014.
L’idea di Buzzoole, la startup di 56Cube napoletana che analizza 2 miliardi di profili
Così ti scovo gli utenti influenti
Un motore per coinvolgere i navigatori ascoltati e credibili
di Andrea Secchi
Un motore di ricerca per trovare i cosiddetti influencer, le persone che su internet e in particolare sui social network sono ascoltate e apprezzate dagli altri utenti. È una creatura tutta italiana, nata a Napoli per opera di Buzzoole, una startup ancora in fase di sviluppo, creata all’interno dell’incubatore per il Sud Italia 56Cube lanciato da Digital Magics. Ma a cosa serve un motore del genere, un ï¬nder come lo chiamano in Buzzoole? A trovare chi può creare buzz in rete, mormorio su un determinato argomento o marchio, magari uscendo dalla cerchia dei soliti blogger conosciuti ma essendo sicuri che comunque queste persone sono ascoltate. In un mondo in cui i social la fanno da padrone e spesso gli utenti si fidano di più dei giudizi dei propri contatti, individuare gli influencer non è cosa da poco. «Ognuno di noi ormai ha un audience», racconta Fabrizio Perrone, l’appena 30enne fondatore e ceo di Buzzoole. «Se anziché un noto blogger riesco a coinvolgere 20/30 utenti medi, riconosciuti come esperti dalla propria cerchia di amici su un determinato tema, ho lo stesso risultato in termini di persone raggiunte. Ma anche più credibilità , perché il legame in questi casi è spesso più forte». Per chiarezza, stiamo parlando di un progetto che è ancora agli inizi e dovrà passare al vaglio del mercato, l’idea, però, c’è. Il Finder di Buzzoole fa una ricerca su circa 2 miliardi di utenti dato un determinato argomento, trovando quelli con la voce più influente. Non bada però solo al mero numero di contatti, che siano amici di Facebook o follower di Twitter, ma al numero di contatti con lo stesso background. Se si cerca food blogger, un utente sarà considerato più influente non solo in base a quanti lo seguono, ma a seconda di quanti fra questi amano la cucina. E ancora, il motore valuta i commenti positivi fatti ai post dell’influencer. Avere tanti numeri, è questa la regola generale sui social, non basta, bisogna vedere quanti contatti sono di qualità e quanto apprezzano ciò che si condivide. «Se parlo di tecnologia e puntualmente dieci persone commentano positivamente ciò che scrivo è un buon punto di partenza. Poi bisogna vedere anche chi sono i miei follower. Se fra 10 mila contatti 9 mila hanno un background tecnologico vuol dire qualcosa», aggiunge Perrone. Uno strumento del genere (che si può provare su ï¬nder.buzzoole.com ma la cui versione completa è a pagamento) può avere diversi utilizzi. Per esempio un giornale lo può usare per coinvolgere gli utenti guida su determinati argomenti e poi a cascata gli altri. Ma è nel più generale campo delle digital pr che si situa: un punto di partenza per agenzie e marchi, a cui poi spetta stabilire le azioni concrete con cui coinvolgere gli influencers. Di solito, infatti, nelle digital pr si parte da database di blogger già conosciuti, che poi però corrono il rischio di diventare «professionisti» della raccomandazione dei prodotti. Buzzoole è andata però oltre, creando una soluzione di prossimo lancio per realtà più piccole con un pacchetto self service: non solo si trovano gli influencer, ma li si può persino contattare per avviare una campagna. In questo caso il numero di utenti nel database è limitato (si parte ora da 10 mila iscritti) per il semplice motivo che è un prodotto automatizzato, in cui gli utenti hanno già dato il loro consenso a essere contattati dalle aziende: sono i cosiddetti brand ambassador che svolgono questo compito in cambio di sconti od omaggi. Ad aver già usato questo servizio è l’azienda di email marketing Mailup: con 15 influencers è riuscita a coinvolgere direttamente con commenti o post 163 persone per un’audience potenziale di 960 mila utenti, mentre 423 sono effettivamente andati sulla pagina del sito suggerita.