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Corriereinnovazione.corriere.it – 16 giugno 2014 –

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Boom di startup, anche sulla carta

Se ne parla sempre di più: quattro volte tanto rispetto al 2005. Una ricerca Expert System e Digital Magics rivela com’è cambiata la percezione da parte del grande pubblico

di Stefano Voltolini

Una parola praticamente sconosciuta in Italia, che poi all’improvviso – verso il 2008 – fa la sua comparsa nel mondo delle imprese e sui media, diffondendosi tanto rapidamente a partire dal 2011 fino a diventare quasi virale. «Startup» in inglese significa nuova azienda. Un termine che piace, perché veicola concetti collegati come innovazione, opportunità, idee vincenti, successo, occupazione. Il suo impiego su dieci testate giornalistiche italiane è quadruplicato dal 2005 a ora. Lo dice la ricerca appena resa nota da Expert System e Digital Magics.

I numeri

«Evoluzione del termine startup sulla stampa» è il titolo della ricerca presentata dalle due realtà italiane che hanno siglato un’intesa per il sostegno alle nuove forme di business. Si tratta di Expert System, leader in tecnologia semantica per la gestione delle informazioni, e Digital Magics, incubatore di startup innovative. L’accordo prevede che Expert offra alle startup l’uso e l’integrazione per diciotto mesi delle sue applicazioni proprietarie. Sono gli stessi strumenti che sono stati utilizzati per lo studio sui testi. La ricerca ha messo in luce com’è cambiato l’uso della parola startup analizzando due milioni di articoli di giornali pubblicati negli ultimi 22 anni. Ecco i risultati. Sono stati 1.222 gli articoli che in questi anni hanno trattato l’argomento. La parola startup (compresa la forma start-up) comincia a diffondersi negli ultimi anni, registrando appunto una forte accelerazione dal 2011 in poi. Stessa considerazione per altre parole collegate, come incubatore, digitale, Ict, innovazione che, scarsamente utilizzate negli anni Novanta, segnano un decisivo incremento negli ultimi anni. Accorpando poi il termine (associato a startupper e incubatore), si evidenzia come la loro frequenza dal 2005 a oggi su 10 testate italiane aumenti del 314% (dai 992 articoli del 2005 si passa agli oltre 4.100 stimati a fine 2014).

 L’immaginario

Ci sono altre parole, concetti, idee che si associano al vocabolo startup. Ad esempio, alcuni verbi ricorrenti sono potere, fare, stare. Altri più caratteristici del contesto imprenditoriale: creare, nascere, investire, sviluppare che trasmettono il senso vero e proprio delle startup, cioè realizzare un’idea e creare qualcosa di nuovo. E oltre alla startup, che cosa si crea? Posti di lavoro, occupazione, una piattaforma, valore, secondo l’analisi degli articoli. La startup intesa come spinta all’economia. E che cosa si realizza? Qualcosa di concreto (un progetto, un prodotto o un prototipo), ma anche elementi più astratti (un sogno, un’idea). Considerando sostantivi, aggettivi e avverbi, emerge forte il senso della nascita di un’azienda che è «nuova e giovane, oggi». Molta importanza infine rivestono termini propri dell’ambito tecnologico (internet, web, digitale, app, smartphone, mobile). Le startup ritenute di maggior successo e che destano di più l’attenzione dei media sono infatti quelle che sviluppano servizi e prodotti digitali.
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