WIRED – settembre 2014
1. ESPORTARE LA DOLCE VITA
È l’obiettivo di Storytalia (lanciata da Confìndustria con Poste Italiane e altri), che partirà in autunno e si propone come la vetrina web di riferimento per le Pmi: uno spazio dovrebbe costare da 200mila euro in su. Ulaola promuove e vende i prodotti made in Italy di oltre 150 aziende. Consente alle imprese associate di utilizzare il portale per fare e-commerce.
2. DESIGN
Blomming (28mila produttori) vende social. Lowll ha un network di 500 produttori. Formabllio mette in contatto designer, produttori e clienti. Lovethesign ha 8000 prodotti di home design. MakeTank è il marketplace pensato per i maker.
E-COMMERCE DE’ NOÀNTRI
MARKETPLACE ONLINE
II Made in Italy si vende bene e le nuove piattaforme digitali spingono il nostro export. Ma in UE le aziende che scommettono sulla rete sono il triplo
di Maurizio Di Lucchio
Marketplace, portali di formazione, mostre digitali: il made in Italy sposa la rete. Negli ultimi tre anni sono nate almeno una quindicina di piattaforme dedicate ai prodotti italiani di qualità . La novità è che il matrimonio tra web ed eccellenze manifatturiere non è più un affare riservato alle grandi imprese ma coinvolge anche le Pmi. Accanto a realtà come Yoox, che offre una vetrina digitale ai maggiori brand del lusso, si sviluppano gli aggregatori che valorizzano le storie dei piccoli produttori. Il boom parte dalla convinzione che l’e-commerce sia la scommessa migliore per potenziare le esportazioni. La strada da fare è tanta, visto che solo il 5% delle nostre imprese vende online, contro una media europea del 14%. Ma il fatturato del commercio elettronico cresce: a fine anno supererà i 13 miliardi di euro (2,5 dall’export). E il marchio “Made in Italy” funziona bene: nel 2013 le ricerche su Google relative ai settori di punta (moda, cibo e auto) sono cresciute del 12% rispetto al 2012. I portali di maggior successo, tra quelli a misura di piccola impresa, accolgono un massimo di 30mila produttori e non hanno dimensioni tali da impensierire colossi come Amazon. Le cose potrebbero però cambiare perché gli investitori stanno arrivando e banche e istituzioni sembrano interessate. Anche big come Google e Samsung partecipano con progetti che spaziano dallo storytelling all’insegnamento dei mestieri artigianali, segno che lo sbarco sul web della produzione italiana di qualità è solo all’inizio.
3. MODA
Oltre ai big come Yoox ci sono anche realtà come Boutiqueonclick (2000 prodotti) dedicate a piccole boutique e stilisti emergenti.
4. TIPICITÀ
Nell’ambito del progetto Made In Italy: eccellenze in digitale, Mountain View ha creato la piattaforma google.it/madeinitaly dove gli utenti possono accedere a cento mostre digitali interattive che raccontano i distretti e i prodotti italiani di alta qualità , dal cappello di Montappone al Grana Padano.
5. ARTIGIANI
Maestros Academy, creata da Samsung Italia, è una scuola online in cui cinque maestri (un telaista, una sfoglina, un pellettiere, un parruccaio e un camiciaio) hanno più di 250mila visitatori unici. Tra gli ambassador che raccontano la propria visione, lo chef Davide Oldani.
6. FOOD
L’agroalimentare, aziende escluse, non ha un marketplace di riferimento, ma alcuni portali promuovono il nostro cibo. Come I Love Italian Food, no profit, che racconta le storie della cucina tricolore: ha un milione di visite al mese da tutto il mondo.