Corriere del Mezzogiorno – 13 maggio 2015
Una startup che fa storytelling Torino premia l’idea napoletana
Al Salone pochi editori campani, per lo più giovani
Scavando nel programma del Salone del Libro di Torino 2015 saltano all’occhio due “esperimenti” editoriali napoletani: quelli della Marotta& Cafiero e di Intertwine . La prima, dopo essere stata donata a Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo , è diventata la prima impresa giovanile ad aprire i battenti a Scampia: oggi è una casa editrice open-access dedicata alla narrativa sociale e d’impegno. L’altro è una piattaforma telematica di storytelling collaborativo che ricalca le caratteristiche di un social network. I vertici di questa startup sono tutti napoletani, e Intertwine è stata selezionata con altre nove il bando indetto dal Salone del Libro per la sezione «Book to the future». Forse non sorprende più di tanto che si tratti di due esperimenti editoriali che vengono dal basso, ovvero dalla condivisione in salsa più o meno social: sono due realtà  imprenditoriali che grazie ad un’identità forte e ad un progetto preciso riescono persino a rinnovare i tradizionali elementi del business legato ai libri. E gli altri? «Sono circa quindici anni che non vado al Salone del Libro di Torino», spiega Tullio Pironti . «Per come sono fatto, mi sembra una “fiera delle vanità “». È per questo che non ci andrà nemmeno quest’anno? «Una volta, quando ero lì col mio banchetto», risponde, «Alain Elkann si avvicinò per farmi i complimenti: avevo scoperto e pubblicato per primo in Italia Don DeLillo. Ma come potevo competere con gli altri, con così poco spazio? Oggi ci andrei solo per incontrare Günter Wallraff : il suo Faccia da turco ha venduto cinque milioni di copie in Germania, e fui io a portarlo in Italia negli anni ’90. Fra di noi nacque una bella amicizia». Wallraff incontrerà a Torino Roberto Saviano , il 16 maggio. Vari editori napoletani condividono le perplessità di Pironti. Al Salone del Libro di Torino, che si svolgerà da domani al 18 (tema del 2015: «Le meraviglie dell’Italia»), gli stand campani sono pochi: tra questi CentoAutori, Homo Scrivens , la Stamperia del Valentino e Iuppiter Edizioni (fondata da Max De Francesco e Laura Cocozza) . Al Lingotto, i nomi di autori nostrani non mancano di certo: da Teresa De Sio a Domenico Starnone passando, tra i tanti, per Giusi Marchetta , Valeria Parrella e l’esordiente Carmen Pellegrino . Non è un mistero che le case editrici nazionali abbiano un debole per gli scrittori partenopei. Eppure sono parecchie le loro controparti locali che non hanno afferrato l’occasione di poter partecipare alla più importante manifestazione italiana dedicata all’editoria, con buona pace della compianta Galassia. Carlo Ziviello , di A Est dell’Equatore , dà la sua versione dei fatti. Loro, a Torino, ci sono andati per tre edizioni consecutive, mada due anni la situazione si è capovolta. Il motivo è semplice: «Fino a un po’ di tempo fa», spiega, «erano previsti dei contributi della Regione. Non ci voleva nemmeno molto tempo ad ottenerli, e questo ovviamente ci avvantaggiava. Ora la legge è stata rifinanziata, ma al momento stiamo ancora aspettando i soldi del 2012». Ancora una volta, i fondi pubblici sono la panacea per tutti i mali? Per forza, quando le vendite su un catalogo che pure annovera molti titoli interessanti non bastano: «Partecipare al Salone comporta una cifra notevole», riprende Ziviello, «e a volte la collocazione dello stand non è ben studiata. Organizzarsi con un altro espositore potrebbe essere una soluzione, ma comunque è dura. Contare solo sui soldi guadagnati con la vendita dei libri è impensabile».