Corriere del Veneto - 24 ottobre 2015
Le startup, il business, i finanziatori
«Unire la freschezza e l’esperienza»
A Digital Meet il nuovo modello della piccola impresa innovativa
di Martina Zambo Incubare,
anzi, meglio, «incardinare»le giovani start up in aziende consolidate. Questa è la «win win solution» perché a vincere siano proprio tutti, dall’azienda che fatica a rinnovarsi ai ricercatori con un’idea brillante in tasca ma non necessariamente con una vocazione imprenditoriale. Parola di Ferdinando Businaro, amministratore delegato del Premio Marzotto e presidente Santex Rimar Group. Santex Rimar ha «adottato» Solwa, start up vincitrice del Premio Marzotto con un progetto di depurazione dell’acqua attraverso radiazioni solari. Di questo e altro si è discusso ieri nello spazio di Caffè Diemme a Padova nel corso dell’incontro «Diventare imprenditori innovativi – Pmi, Partire Iva, Start up. Trend, strumenti e nuove leggi», organizzato nell’ambito del Digital Meet (22-25 ottobre, 80 eventi fra Veneto e Friuli Venezia Giulia). A coordinare, Alessandro Russello, direttore del Corrieredel Veneto. «Essere adottati da Santex – spiega Paolo Franceschetti, Ad di Solwa – ci ha messo in connessione con una rete commerciale produttiva e di conoscenze cruciali. Ora abbiamo un nuovo progetto: un sistema di essicazione dei fanghi biologici con una riduzione dei costi aziendali del 97%. Dalla California delle idee geniali nate nei garage a quelle altrettanto geniali nate nei fienili nordestini. Ma se la strada fosse proprio quell’open innovation che ibrida, felicemente, start up e aziende consolidate? «Come Premio Marzotto ci stiamo orientando in questa direzione – conferma Businaro – Le start up non vengono incubate bensì incardinate nell’azienda. Noi abbiamo beneficiato della loro freschezza, loro possono contare sulla nostra solidità ed esperienza ». Se l’ingrediente principale resta l’idea e se è vero che problemi a reperirne non ce ne sono (l’Italia è il primo paese al mondo per numero di pubblicazione per ricercatore), resta vero che l’habitat normativo conta. Fa ben sperare la recente Patent Tax (uno dei pochi provvedimenti permanenti e non legati a un triennio di rilancio come il credito di imposta o la detassazione degli investimenti). Lo spiega Roberto Salin di Legalitax: «Si è fatto moltissimo negli ultimi 2 anni. Diamo atto al governo Renzi, ora abbiamo benefici fiscali competitivi a livello europeo ma è anche vero che queste tutele vanno accresciute. Meglio di noi la Francia, i Paesi Bassi, il Regno Unito e persino l’Irlanda». Fra gli interventi che potrebbero aiutare di molto le start up e le pmi innovative ci sono il raddoppio degli incentivi per gli investitori (al momento sono uno sconto del 19% per le persone fisiche sull’Irpef e del 20% per le persone giuridiche sull’Ires). Incentivi che sarebbe bene diventassero permanenti e non limitati al 2016 secondo Salin. Se sgravi e incentivi fiscali aiutano, c’è anche chi scandisce a chiare lettere «I soldi pubblici non servono a niente». Lo dice, provocatorio, Enrico Gasperini che è stato uno startupper ante litteram, negli anni ’90, e ora amministra la sua Digital Magics, «il più grande acceleratore di start up digitali del paese. – spiega – Il segreto per avere la nostra Silicon Valley è la costruzione di presidi territoriali. Quanto ai finanziamenti, la fonte da cui attingere sono quei 2000 miliardi di investimenti in mano a famiglie imprenditoriali e a risparmiatori privati. Questa è la via 2.0 al venture capital». Una via cui Ruggero Frezza, dell’incubatore M31, aggiunge un ingrediente, il legame con il mondo accademico. All’incontro sono intervenuti anche Franco Fabris dello Studio Legalitax, Gianni Potti, presidente Servizi innovativi e tecnologici di Confindustria, Roberto Ghisellini, direttore generale Friuladria e Quang Ngo Dinh, Direttore marketing business di Vodafone Italia e Andrea Tomat di Lotto, che ha fatto appello alla capacità di trasformazione del tessuto imprenditoriale veneto. Il direttore Russello ha ricordato come «questa è una terra che fa molto ma comunica poco, anche per una forma di pudore. Non è la retorica delle buone notizie, è giusto che la stampa racconti questa realtà ».