Corriere Economia – 17 giugno 2013.
Industria Le piccole griffe del made in Italy (digitale)
Rivoluzioni. Dalla Lombardia al Lazio, ecco la loro presenza territoriale
Sono 230 mila aziende, danno lavoro a 900.000 persone. Campo d’azione i «social» e il «mobile». Da protagoniste
di Chiara Sottocorona
Sono tante, dinamiche, e in espansione. Rappresentano «L’onda lunga del Made in Italy digitale»: 230 mila aziende che non rientrano nella tradizionale classificazione dell’information e communication technology, ma si sviluppano nel nuovo mondo digitale, quello del web e dei social, dei new media e dell’intrattenimento, del mobile e delle app, del multimedia e dell’ecommerce. Una giovane galassia fotografata e censita per la prima volta dalla ricerca Long Wave promossa da Assintel digitale.
L’onda lunga
«Abbiamo constatato negli ultimi due anni che, al di là delle società di informatica e telecomunicazioni, stava emergendo un nuovo mondo di piccole imprese native digitali o di medie imprese in trasformazione grazie all’uso di innovazioni tecnologiche», spiega Giorgio Rapari, presidente di Assintel, l’associazione nazionale di Confcommercio che rappresenta le imprese Ict. «Abbiamo voluto esplorare questa realtà , ancora poco conosciuta, che può rappresentare la punta di diamante della ripresa economica per il nostro Paese».
Le aziende italiane del digitale sono piccole, in media con 4-5 addetti, ma in crescita dell’1,6 per cento nel 2012. E assumono nonostante la crisi, con un aumento dell’1,3 per cento. Come nel caso di Ulaola, l’e-shop community dedicata al Made in Italy nata a fine 2011 come start-up, oggi srl partecipata dal venture incubator Digital Magics: «In due anni siamo arrivati a 7 dipendenti e ne stiamo assumendo altri due per la nuova sede che apriremo a Berlino», dice Pietro Masi, fondatore e amministratore delegato. Le imprese della digital economy italiana danno oggi lavoro a 900 mila persone.
Lombardia leader
La concentrazione più forte di società che operano nel digitale è in Lombardia (24%) e nel Lazio (11%), seguite da Emilia-Romagna e Veneto (8,5%). Ma ci sono casi di eccellenza che partono anche dal Sud, come Mosaicoon, una società palermitana di viral marketing che promuove il dialogo tra brand e consumatori online. La ricerca Long Wave, che sarà presentata a inizio luglio a Milano e Roma, ha tracciato già una mappa sul territorio nazionale, che CorrierEconomia anticipa (vedi grafico). Dal 27 maggio è partito a Milano anche il primo di una serie di Focus Group, che si terranno nelle diverse regioni: incontri con gli imprenditori per individuare i problemi e i bisogni delle giovani imprese. «È importante conoscerle meglio perché rappresentano la digital economy italiana, incarnano il cambiamento nei modelli di business, nell’organizzazione e nella formazione di nuove figure professionali», osserva Maria Grazia Mattei, coordinatrice e vicepresidente di Assintel digitale. L’indagine raggruppa 7 macro aree, dal software alla consulenza, dai WebServices al marketing, dal database management alla progettazione, dal design alle produzioni multimediali e di intrattenimento digitale.
Il nodo e-commerce
«Ora sono le produzioni web e le app a tirare di più, seguite dai NewMedia per tablet – precisa Rapari -. Anche l’e-commerce cresce, ma l’export è ancora frenato dalle diverse politiche fiscali dei paesi europei». Non mancano le eccezioni per il successo del Made in Italy: Sarenza, piattaforma di e-commerce che rappresenta 600 marchi, nei primi mesi del 2013 ha raggiunto il traguardo di 7 milioni di scarpe vendute online in tutt’Europa. L’e-commerce cresce del 17% e il Mobile commerce del 160% quest’anno, arrivando a 427 milioni di euro secondo i dati rilasciati da Netcom all’eCommerce Forum di maggio. Mentre il mondo delle app e dei contenuti per il Mobile conta già 300 start-up che cavalcano l’onda del boom di vendite negli Store: + 76 per cento nel 2012 e un raddoppio nel 2013, secondo l’ultimo Osservatorio del Politecnico di Milano.