Wired.it – Crowdlending, comprata la start-up italiana Prestiamoci per 5 milioni di euro

Wired.it – 2 dicembre 2014 

http://www.wired.it/economia/finanza/2014/12/02/crowdlending-colosso-norvegese-compra-start-up-italiana-per-5-milioni-euro/

Crowdlending, comprata la start-up italiana Prestiamoci per 5 milioni di euro

Nel 2014 i prestiti tra privati hanno superato il valore di 5 miliardi di sterline. Operazione storica in Europa: la prima start-up finanziaria italiana si fonde con l’unica società di P2P lending quotata in borsa

di Federica Ionta

Il crowdlending europeo parlerà soprattutto italiano. L’unica società di peer-to-peer lending al mondo a essere quotata in Borsa ha scelto la start-up milanese Prestiamoci per un’operazione di acquisizione da 5,3 milioni di euro. Parliamo di piattaforme online autorizzate a gestire prestiti tra privati e aziende: il portale norvegese TrustBuddy, che conta oltre 300 mila clienti e sette sedi in Europa, acquisirà la compagnia italiana che ad oggi è l’unica nel nostro Paese ad essere autorizzata come finanziaria dalla Banca d’Italia. Al team italiano – composto da Daniele Loro, Michele Novelli, Stefano Miari e Federico Provinciali – e all’incubatore Digital Magics, che detiene il 22,4% della società proprietaria del marchio Prestiamoci, l’offerta di 1,5 milioni cash e 3,8 milioni in azioni di TrustBuddy.

COME FUNZIONA IL PEER-TO-PEER LENDING?

Il P2P lending è un’attività disruptive, perché in un certo senso rivoluziona – e in una direzione ancora oggi difficile da prevedere – un business tradizionale come quello del credito personale. Nell’ottica della sharing economy, in cui la community sostituisce il ruolo dei tradizionali intermediari, il P2P o social lendingconsente a chi è alla ricerca di un prestito di trovare le risorse in una comunità online anziché in banca. I vantaggi sono notevoli, soprattutto in termini economici: basti pensare che una start-up come Prestiamoci offre prestiti a untasso del 5,41%, contro la media del 7% delle altre finanziarie che si trovano in Italia e il 12% delle banche tradizionali. Il business è redditizio addirittura per gli stessi istituti di credito, che stanno cominciando a investire nelle piattaforme di social lending: comeBarclays, che a marzo 2014 ha comprato il 49% della sudafricana RainFin, o Banco Santander che nel 2013 ha stretto una partnership con l’inglese Funding Circle. “Le persone chiedono prestiti per ristrutturare casa, acquistare un’automobile oppure pagare le spese del matrimonio”, spiegaMichele Novelli, Managing Director di Prestiamoci e Partner di Digital Magics. “Un fenomeno interessante è che molte persone chiedono un prestito in crowdlending per estinguere debiticontratti in modo tradizionale”. Prestiamoci, controllata da Bankitalia dal 2009 e rilanciata con due round di finanziamento da 550 mila e 450 mila euro tra il 2013 e il 2014, consente ai privati di chiedere un prestito personale ad altri privati. Ogni volta che un utente fa una richiesta di denaro viene “posizionato” in termini di rischio, e sulla base delle informazioni relative alla sua storia creditizia gli viene assegnato un certo tasso annuo nominale (TAN). L’investitore, cioè colui che presta i soldi, sarà remunerato a un tasso d’interesse che è ladifferenza tra il TAN e il tasso di default (la probabilità che il richiedente non ripaghi il debito), mentre chi ottiene il prestito deve pagare il TAN e una commissione.

USA, CINA E UK LEADER NEL CROWDLENDING

Quella tra TrustBuddy e Prestiamoci è l’operazione più grossa che coinvolge due aziende europee nel settore dei prestiti sociali, ma ilcrowdlending è una realtà da dieci anni ormai. La prima società ad essere fondata è stata Zopa, nel Regno Unito, nel 2005. Negli ultimi cinque anni il business è cresciuto a un tasso annuo del 136% e nel 2014 le prime cinque piattaforme di social lending a livello mondiale – Prosper, Lending Club, Funding Circle, Ratesetter e Zopa – hanno scambiato complessivamente 5 miliardi di sterline. Stati Uniti e Cina sono i mercati più sviluppati al mondo, mentre in Europa è il Regno Unito a farla da padrone: nell’aprile 2014 la Financial Conduct Authority ha emanato i primi regolamenti in materia. In Italia il P2P lending è seguito dalla Banca d’Italia.

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