Tiscali.it – Credito personale, con il social lending banche e finanziarie vanno in pensione

Tiscali.it – 9 dicembre 2014

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PRESTIAMOCI: intervista a MICHELE NOVELLI

Credito personale, con il social lending banche e finanziarie vanno in pensione

Nel mercato del credito finanziario un ruolo molto importante è svolto dai prestiti personali che tipicamente sono senza garanzie e di importi limitati. Fino a poco tempo fa questo remunerativo settore è stato appannaggio esclusivo di banche e finanziarie. La nascita del social lending potrebbe però rappresentare per il comparto una vera e propria rivoluzione. In Italia l’operatore più importante è Prestiamoci. Abbiamo sentito il suo amministratore delegato, Michele Novelli, per approfondire la conoscenza del fenomeno.

Cosa è Prestiamoci?
“E’ una piattaforma web che consente di far incontrare chi è interessato ad investire nel comparto del prestiti personali con chi ha necessità di soldi. Con la tecnologia digitale tutto questo avviene con un modello organizzativo leggero ed efficiente dal punto di vista dei costi che genera vantaggi economici notevoli sia per i prestatori di denaro che per i richiedenti”.

In cosa consistono esattamente questi vantaggi economici?
“Per i richiedenti pagare tassi di interesse nettamente inferiori rispetto a quelli praticati dalle finanziarie tradizionali. Per chi presta i propri risparmi ottenere invece una remunerazione molto interessante soprattutto se confrontata con i rendimenti dei più comuni e diffusi strumenti di investimento”.

Spiegato in questo modo sembra tutto molto bello. Dove è il trucco? Ovvero quali sono i rischi per chi aderisce al social lending?
“Per chi riceve le somme in prestito non cambia assolutamente nulla rispetto alle finanziarie. Per chi presta non ci sono rischi particolari in quanto esiste una duplice garanzia. In primo luogo il rispetto dei regolamenti fissati dalla Banca d’Italia senza i quali l’attività di social lending non sarebbe legale. In secondo luogo, e questa è probabilmente la garanzia più importante, il risparmiatore è tutelato dal modello di diversificazione del rischio adottato da Prestiamoci”.

Questo modello implica una garanzia nel caso in cui i debitori non restituiscono i soldi presi in prestito?
“No, questo rischio rimane ma con il modello di Prestiamoci viene minimizzato in quanto i soldi investiti non sono prestati ad un solo soggetto ma ad una pluralità di richiedenti. Faccio un esempio concreto: se decido di prestare 5000 euro questi saranno suddivisi in 100 prestiti da 50 euro ciascuno e questa diversificazione per sua natura abbatte i rischi di insolvenza”.

La diversificazione è sicuramente positiva ma non fornisce garanzie sulla “qualità” dei debitori.
“Uno dei punti di forza di Prestiamoci è proprio l’analisi dei richiedenti che vengono classificati in sette diverse classi di rischio secondo una procedura che tiene conto del reddito, delle proprietà, di eventuali problematiche con conti correnti, carte di credito, bollette e prestiti precedenti sulla nostra piattaforma. Inoltre a chi presta i suoi risparmi diamo la possibilità non solo di scegliere le classi di rischio dei richiedenti ma anche di indicare ulteriori parametri come per esempio il luogo di residenza, l’età e altri ancora”.

Quali sono le percentuali di insolvenza?
“Statisticamente per la classe A, la migliore, si aggira sullo 0,2/0,3%. Un investimento proporzionale su tutte le 7 categorie di rischio ha invece un tasso di default del 2/3%”

Come si formano i tassi di interesse applicati sulla piattaforma?
“Li stabiliamo noi per ciascuna classe di rischio”.

A quanto ammontano mediamente?
“Un richiedente classe A può avere un tasso di interesse passivo del 5,41% che è incredibile se confrontato con i tassi applicati dalle altre finanziarie”.

Lato prestatore invece? A quanto ammonta il suo guadagno sulla stessa tipologia di rischio?
“Il 5,41% pagato dal debitore è il Taeg. Al prestatore viene riconosciuto il Tan del 4,40%. Da questo tasso va detratta la nostra fee dell’1% e il tasso di insolvenza dello 0,2/0,3%. In conclusione si ha un rendimento del 3,1/3,2%”.

Quali sono gli importi massimi delle operazioni?
“Per chi presta non c’è un importo massimo ma uno minimo di 1500 euro. Questa è cioè la soglia per entrare nella piattaforma. Per i richiedenti invece la somma massima è 25.000 euro con durata di 12, 24, 36 o 48 mesi”.

Quale è il vostro modello di business, ovvero da cosa guadagnate?
“Dalla fee dell’1% che applichiamo sulle somme prestate e dalla differenza tra il Taeg e il Tan. Quindi tornando all’esempio precedente la nostra remunerazione ammonterebbe a circa il 2% della transazione”.

Quando è nata Prestiamoci?
“Nasce nel 2009 quando il fenomeno del social lending inizia a diffondersi in tutti i principali paesi del mondo. Nel 2013 c’è stato un primo cambio di proprietà e il mese scorso è stato ufficializzata la fusione con TrustBuddy uno dei più importanti operatori a livello mondiale presente in 9 paesi europei e quotato nella Borsa di Stoccolma”

Il social lending è quindi una cosa seria?
“Assolutamente sì. Negli Stati Uniti proprio in questi giorni si sta quotando in borsa Lending Club con una valutazione attorno ai 5/6 miliardi di euro. Negli Usa con questo modello vengono prestati oltre 500 milioni di euro al mese. L’Italia è rimasta indietro rispetto ad altri paesi solamente perché da noi mancano i capitali di rischio che investono nelle startup. Lending Club per esempio ha avuto iniezioni di cassa per quasi 900 milioni di euro”.

Attualmente quali sono i vostri numeri?
“Su base mensile vengono erogati prestiti tra i 70 e i 100 mila euro. I prestatori sono oltre 500 e i richiedenti circa 400. L’investimento medio è di circa 4000 euro mentre le richieste si aggirano sui 5000 euro medi. Rispetto ad altre realtà straniere i numeri sono ancora piccoli ma contiamo di crescere velocemente grazie all’accordo con TrustBuddy che punta molto sul mercato italiano”.

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