Economyup.it – 2 gennaio 2015
http://www.economyup.it/startup/1994_economyup-tv-speciale-quelli-che-lasciano-un-lavoro.htm
Dal minuto 25:30 Claudio Cubito, Co-Fondatore e CEO di Growish: Reteconomy.it – http://www.reteconomy.it/programmi/economy-up/2015/gennaio/06-lasciare-lavoro/integrale.aspx
Quelli che… lasciano un lavoro.Â
 Non c’è un’età giusta per fare startup e il progetto giusto può arrivare nel mezzo di una carriera. Come nel caso dei founder di Sounday, Moneyfarm, Inventia, LoveTheSign, Growish: sono loro i protagonisti del terzo speciale andato in onda il 6 gennaio alle 22 su Reteconomy
Non c’è un’età giusta per diventare startupper, e non si deve necessariamente essere dei ragazzi o degli studenti. A volte, il progetto giusto arriva nel mezzo di una buona carriera da dirigente, che tanti innovatori italiani hanno saputo lasciare per seguire la propria visione. È quello che dimostrano le storie raccolte in Quelli che… lasciano un lavoro, il terzo degli speciali di EconomyUp realizzati con una selezione della prima stagione del magazine tv, andato in onda il 6 gennaio alle 22 su Reteconomy (SKY 816) e in live streaming sul sito reteconomy.it. La prima storia della nostra selezione è quella di Giuseppe Ravello, il fondatore di Sounday, una startup che opera nel mondo della musica e che nell’ultimo bilancio ha decuplicato il fatturato, passando da 300mila a 3 milioni di euro. Tutto merito di una «follia», lasciare un posto sicuro in una banca, dove faceva modelli di analisi, per aprire a 40 anni la sua azienda in un settore difficile come la produzione e la distribuzione di musica. «La mia inclinazione è creare, mi sento un maker, per questo ho fondato Sounday», ci ha raccontato Ravello, che ha sfidato lo scetticismo di tutti, ma ora sta raccogliendo risultati importanti: clienti prestigiosi, un’acquisizione e l’internazionalizzazione di Sounday. «Avevo voglia di rimettermi in gioco, dopo parecchi anni nel mondo delle banche era arrivato il momento di costruire un modello nuovo al di fuori di quell’universo, perché è molto più complicato generare innovazione all’interno delle grandi banche». Così Paolo Galvani, fondatore di Moneyfarm, racconta la storia di come è passato dalle certezze del lavorare in una banca ai rischi e alla sfida di fare concorrenza alle banche con la sua startup di consulenza online sulla gestione del risparmio. Un altro salto dalle grandi aziende all’apertura di una startup per mettere a frutto la grande esperienza maturata come manager è quello di Andrea Cinelli, il fondatore di Inventia, una delle aziende che con chioschi e fast shop, stanno rivoluzionando il retail in Italia. Prima di Inventia, Cinelli aveva lavorato a Cupertino per Apple (dove aveva incontrato anche Steve Jobs), a Infostrada (ha curato il lancio di Libero), Telecom e Vodafone. Tutte parti di un percorso che gli è anche servito per non scoraggiarsi di fronte alla diffidenza del venture capital italiano nei confronti della sua startup. Sono più giovani, ma hanno altrettanto coraggio i fondatori di LoveTheSign, sito di e-commerce italiano dedicato al design (soprattutto made in Italy). La loro storia ce l’ha raccontata una delle co-fondatrici, Laura Angius: lavoravano per una realtà importante e consolidata come Privalia, ma nel 2012 hanno deciso di uscirne e mettere a frutto quello che avevano imparato, seguendo la loro passione per il design italiano. Chiudiamo con un’altra storia d’ispirazione, quella di Claudio Cubito, il fondatore di Growish, il portale per raccogliere collette tra amici e parenti. A Cubito le esperienze non sono di certo mancate: direttore di una rivista metal, fondatore di un portale di merchandising (sempre metal) e soprattutto dirigente in un’azienda chimica. Ma nel giugno del 2012, il giorno del suo 45esimo compleanno, Cubito ha deciso di rimettere di nuovo in gioco tutto, partendo da una tavola da kitesurf. Il come e il perché nella sua intervista a Giovanni Iozzia.