Telecomitalia.com – Crowdsourcing Week Summit

Telecomitalia.com – 10 marzo 2015

http://www.telecomitalia.com/tit/it/ambiente-sociale/crowdfunding/crowdsourcing-week-summit.html

Crowdsourcing Week Summit

Negli ultimi anni il crowdsourcing è diventato uno tra i meccanismi più diffusi in rete per la realizzazione di progetti e idee attraverso piattaforme collaborative. Per analizzare questo fenomeno è nata la Crowdsourcing Week, un ciclo di incontri itineranti che viaggia per tutto il mondo riunendo speaker, influencer, aziende e grandi operatori del settore.

“Le aziende e le imprese possono ora impegnarsi con i propri stakeholders su un livello completamente nuovo, attraverso qualcosa di più delle sole interazioni social, e possono effettivamente lavorare insieme per creare valore per tutti. Il Crowdsourcing è dove i social media si trasformano in produttività sociale.”  Epi Ludvik Nekaj, Founder Crowdsourcing Week

Il 5 e 6 marzo la Crowdsourcing Week è arrivata in Italia ed è stata ospitata a Venezia da Zooppa, la piattaforma di crowdsourced content creation incubata nel Venture Accelerator veneto di H-Farm, per discutere di come il crowdsourcing stia cambiando le aziende e la loro organizzazione.

Al Crowdsourcing Summit hanno partecipato speaker italiani e internazionali, che si sono confrontati sulle tematiche collegate a questa nuova forma di economia: dalla sharing economy al ruolo del Crowdsourcing nell’innovazione sociale, dal marketing collaborativo al Crowdfunding civico.

Anche se ancora non del tutto diffuso nel nostro Paese, il Crowdsourcing sta pian piano entrando in contatto con tutti i business attuali – dalla creatività alla mobilità, dal design ai viaggi, per dirne alcuni – dando alle persone la possibilità di misurarsi con realtà fino a poco tempo fa non facilmente avvicinabili e di mettersi in gioco a livello globale.

Nella due giorni veneziana si è parlato ampiamente anche di Crowdfunding.

Sul tema si sono confrontati in particolare Roberto Esposito, Founder e CEO di DeRev, Claudio Bedino, Founder e CEO di Starteed e Angelo Rindone, Founder di Produzioni dal Basso.

Quello che ne è uscito è un’Italia che sta muovendo i suoi primi passi su un terreno comunque non del tutto inesplorato, grazie al lavoro quotidiano di persone e imprese che, attraverso le proprie piattaforme, cercano di mettere in contatto le idee più innovative con possibili finanziatori in grado di concretizzare tali idee a vantaggio di tutti.

Un’esperienza in ambito di Crowdfunding, quella italiana, che sembra essere nata un po’ per gioco e un po’ per caso, stando ai racconti di Roberto Esposito e Angelo Rindone che, spinti da motivazioni sicuramente diverse, si sono ritrovati a percorrere strade molto simili.

Per Roberto Esposito il Crowdfunding è come una rivoluzione. Lo dice anche il nome della piattaforma che ha realizzato: DeRev dal latino De Revolutione.

Una piattaforma nata come un’idea, diventata startup nel 2012, inserita nel 2013 dal Parlamento Europeo e da Microsoft tra i Digital Democracy Leaders, che oggi realizza campagne di raccolta da oltre 1 milione di euro.

“DeRev è un esempio di democrazia partecipativa che sfrutta internet per trasformare le idee in “rivoluzioni”.”  Roberto Esposito, Founder e CEO DeRev

Come sottolinea Roberto Esposito, uno dei punti forti di DeRev è stata la possibilità offerta a chiunque avesse una buona idea non solo di presentarla e proporla per raccogliere contributi economici, ma anche per trovare persone disposte a collaborare per una migliore realizzazione del progetto.

E individua quattro principali problemi del crowdfunding in Italia:

  1. circa 22 milioni di italiani non hanno mai navigato in Internet nella propria vita;
  2. gli italiani non hanno molta fiducia nei pagamenti in rete;
  3. molti progetti sono di bassa qualità e dietro c’è un lavoro deludente (“Il Crowdfunding, spesso, è di fatto visto come un’elemosina”);
  4. la regolamentazione, se pure esistente, ha una serie di vincoli che contribuiscono a rendere difficoltoso lo svolgimento delle operazioni di Crowdfunding.

Come ovviare? Le soluzioni sono semplici e, a quanto pare, alla nostra portata o, meglio, alla portata di chi fa Crowdfunding in Italia.

Considerata la penetrazione del mobile tra i nostri connazionali, ad esempio, si potrebbe lavorare su piattaforme sempre più “smart” per ovviare al problema del basso feeling con la Rete fissa. Oppure, favorire ulteriori metodi di pagamento più semplici, come gli SMS o il bonifico bancario. Infine, per alzare l’asticella della qualità dei progetti, basterebbe fornire delle linee-guida specifiche su cosa fare e cosa non fare prima di presentare un’idea.

“Il Crowdfunding su grandi cifre è un investimento: almeno 1/3 del budget va nel marketing della campagna.” Roberto Esposito, Founder e CEO DeRev

Per Angelo Rindone, il Crowdfunding è un modo per utilizzare in maniera evoluta i social network.

“Il Crowdfunding è la sovrastruttura economica del social networking.” Angelo Rindone, Founder Produzioni dal Basso

Tre gli elementi che hanno reso possibile l’avventura di Produzioni dal Basso: essere trasparenti, “disintermediati” (non porsi, quindi, come la voce di uno o dell’altro o come selettori per non creare barriere) ed essere capaci di cambiare punto di vista.

Da sempre, infatti, è possibile trovare on line tutti i numeri della piattaforma dall’inizio ad oggi.

“Crowdfunding” è una parola ombrello e dietro di essa si stanno aprendo dei mondi completamente diversi: dal banchiere al vicino di casa.” Angelo Rindone, Founder Produzioni dal Basso

C’è anche, secondo Rindone, una difficoltà legata al linguaggio: quando si parla di Crowdfunding, infatti, non sempre si è a proprio agio.

“Bisognerebbe inventarsi un linguaggio nuovo e avere pazienza, aspettare che questo diventi di uso comune.”
Diversa è l’esperienza di Claudio Bedino e del suo Starteed che, nato come piattaforma, oggi sta dietro le piattaforme. È un fornitore di infrastrutture per aziende e imprese che vogliono fare Crowdfunding.

Una sorta di “missione” quello di Claudio Bedino e del suo team che ogni giorno cercano di «diffondere cultura» sull’argomento proprio perché nel nostro Paese ormai ci sono tante piattaforme, tanti strumenti, ma si fatica ancora un po’.

“ Il Crowdfunding é uno strumento versatile che si adatta a tante soluzioni.” Claudio Bedino, Founder e CEO Starteed

Qualsiasi campagna (anche non nata sul web) può diventare una strategia di comunicazione che un’azienda può utilizzare per ingaggiare utenti e clienti sul web. Ma quali sono i benefici resi da una campagna di Crowdfunding per un brand? Sicuramente la riduzione dei costi delle ricerche di mercato e l’aumento della relazione emozionale con i propri consumatori. C’è poi il beneficio derivante dalla possibilità di chiedere direttamente ai propri clienti cosa ne pensano di un prodotto per poterlo così migliorare. Ultima, ma non meno importante, la possibilità di aumentare la fedeltà e la “brand awareness” dei propri consumatori.

“I benefici della co-creazione sono l’abbattimento dei costi di sviluppo, l’engagement dei propri customers e la valorizzazione del brand.” Claudio Bedino, Founder e CEO Starteed

Per una campagna di Crowdfunding il primo 30-35% del racconto è fondamentale perché è quello che convince le persone a investire nel progetto e a dare il via alla coda di finanziamenti. Risulta fondamentale, quindi, che il progetto sia di qualità. Quando la qualità è scarsa, si rischia di non vedere realizzata la propria idea.
Ma non bisogna disperare. Il valore della “Crowd” di una campagna non va perso, può essere riutilizzato per altre raccolte. Una campagna fallimentare non è mai tale, ci può aiutare a migliorare il nostro prodotto per riproporlo in una campagna successiva.

“Stiamo riscrivendo le regole del gioco in un’ottica di condivisione e partecipazione e questo impatta vari mondi, dal Venture Capital classico alle Sales.” Claudio Bedino, Founder e CEO Starteed

Certo, molto è stato fatto negli ultimi anni, ma ancora tanto resta da fare per poter considerare a tutti gli effetti il Crowdsourcing un vero e proprio modello di business in Italia.

Fare networking può sicuramente essere una buona base di partenza, ma non basta. È necessario lavorare per una maggiore qualità dei progetti, tra i principali fattori di engagement, ed imparare ad essere manager di se stessi e non più solo artisti, inventori o artigiani.

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