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Playground.blogautore.repubblica.it – 14 aprile 2015

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Ritorno alla tradizione orale. Breve guida alle news del futuro 

Apre mercoledì il Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia. Ecco quali sono le forme più avanzate di raccolta delle notizie, fra app e siti web

Viviamo in un’epoca di narrazioni orali, ma trasmesse in forma scritta attraverso la Rete. Come se l’invenzione di Johannes Gutenberg, la stampa, fosse stata solo una lunga parentesi e ora stessimo tornando indietro. Per Katharine Viner, nuova direttrice delGuardian e prima donna in assoluto a capo del quotidiano inglese, questo è il cuore dell’informazione liquida: news costantemente aggiornate, in evoluzione, arricchite dai lettori e dai social media. Dick Costolo, amministratore delegato di Twitter, è dello stesso parere: “Succedeva anche nell’agorà dell’antica Grecia dove le notizie erano uno scambio di informazioni multidirezionale e senza filtri”. Al Festival Internazionale del Giornalismo, che apre i battenti mercoledì a Perugia, la Viner è passata due anni fa mostrando alcune forme sperimentali di news liquide realizzate da giornalisti, fotografi, operatori video e lettori, sfociate in racconti densi, corali e altamente interattivi come quello sull’enorme incendio a Dunalley in Tasmania del 2013. Guardatelo, ne vale la pena.

<Prima scrivevi un articolo, lo pubblicavi ed era fatta. Ora invece il lavoro inizia proprio quando il pezzo o il servizio video è online>, racconta al telefono Vivian Schiller, che giovedì parlerà a Perugia. Molti la conoscono perché è stata il direttore delle news di Twitter, nonché il Chief Digital Officer della Nbc News. Ma quelle sono solo le ultime tappe della sua carriera. In passato ha diretto anche la Npr ed è stata vicepresidente di Discovery Times Channel. Parla rapida, una frase dopo l’altra, inanellando concetti e dipingendo scenari. Spiegando che nessuno può sapere davvero cosa c’è dietro l’angolo, ma che ci sono già esempi interessanti. <Devi assicurarti che quel che hai scritto o ripreso venga letto, visto, condiviso. E per differenziarti devi sperimentare. Mi viene in mente Vocativ.com, che ha le sue fonti nel deep Web e mi vengono in mente tutti quei giornalisti che sanno scavare nei big data e nei social network. La Bbc, il New York Times, il Guardian, sono diventate delle fucine di idee e di progetti. Però si paga un prezzo per esser vitali: sperimentare significa saper accettare lo sbaglio. E’ la cosa più difficile da mettere in pratica per un grande giornale o un network televisivo>.

Eppure il costo del non fare nulla è ancora più elevato. L’80 per cento delle storie raccontate dall’informazione inglese non sono originali ma rielaborazioni di comunicati stampa o di pezzi pubblicati da altri. E’ il frutto del taglio dei costi da parte degli editori senza una riorganizzazione profonda delle risorse. Lo sostiene Nick Davies, nel libro Flat Earth News. E nel copiarsi a vicenda, si finisce per raccontare tutti le stesse storie perdendosi per strada le altre che a volte sono davvero importanti.


Si tratta di cambiare mentalità e modelli di business>
, spiega Andrea Rangone del Politecnico di Milano, che a Perugia terrà una lezione venerdì partendo degli ultimi dati sui media italiani che qui sotto pubblichiamo in anteprima. <Perché ci sono aree in crescita, come le app per smartphone, tablet e smart tv ad esempio. E ci sono tentativi che potrebbero dare risultati: da Nyt Now, una selezione degli articoli migliori del New York Timesdisponibile per otto dollari al mese, a Flipboard, che seleziona le news online in base al tema e le impagina su tablet e smartphone come fosse una rivista. O Blasting, sito italo-svizzero che paga i pezzi realizzati dai propri utenti in base al numero di lettori che hanno, o ancora Fanzo che raccoglie le notizie sportive condivise dai tifosi sui social e le propone partendo dalla loro popolarità. Fino a Edicola Italiana, che da gennaio offre un abbonamento unico a più testate di diversi gruppi editoriali in una sorta di streaming delle news>. L’importante quindi è non stare fermi, per dirla con le parole della Schiller. <Io ad esempio in questi giorni mi sto chiedendo quale sia il modo migliore per un giornalista di sfruttare Periscope, l’app di Twitter per realizzare video in diretta>, conclude lei. <O che notizie abbia senso scegliere per gli schermi degli smartwatch che quest’anno dovrebbero diffondersi in maniera esponenziale>.

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