GQitalia.it – Cinque modi diversi per pagare con lo smartphone, ecco come funzionano

GQitalia.it – 18 maggio 2015

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Cinque modi diversi per pagare con lo smartphone, ecco come funzionano

Tutti scommettono sul boom di questo mercato che, secondo le stime degli analisti, in tre anni dovrebbe racimolare 86 miliardi di dollari solo negli Usa. Dalla Nfc al Qr code, abbiamo cercato di capire il funzionamento e lo stato dell’arte in Italia

Il pagamento tramite smartphone è il prossimo successo tecnologico: secondo l’istituto di ricerca BI Intelligence il mercato è pronto a scoppiare ed entro il 2018 raggiungerà quota 86 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. Nonostante questo, sono anni che si parla di come pagare con i dispositivi mobili in un segmento che promette di compiere il salto di qualità, ma che per ora rimane marginale. La mancanza di sicurezza, di infrastrutture all’altezza e le abitudini conservatrici delle persone hanno rallentato il passaggio dalle carte di credito agli smartphone. Google,Paypal e altri consorzi di banche e istituti di credito avevano provato a investire in questo settore, ottenendo però scarsi risultati. Il Google Wallet fu lanciato nel 2011 ma fu troppo rivoluzionario per l’epoca: era disponibile un solo smartphone con tecnologia Nfc (Near Field Communication) e pochi punti vendita attrezzati per la vendita. L’intervento di Appleha smosso le acque. Nel settembre scorso la Mela ha inserito l’Nfc all’interno dell’ iPhone 6 e 6 Plus per lanciare qualche mese più tardi Apple Pay, la piattaforma di Cupertino per gli acquisti mobile. Da allora i negozi che hanno aderito al programma sono stati migliaia, aprendo di fatto la possibilità anche agli altri di beneficiarne. Tutti ma non Amazon, che ritiene già superata quella tecnologia: «L’NFC è un problema del secolo scorso, il futuro dei pagamenti sarà intervenire prima del conto finale» ha detto a Mashable il vicepresidente dell’azienda di Seattle Patrick Gauthier. Il gigante dell’ecommerce offre Payments: in pratica permette agli utenti di fare acquisti su altri siti in un paio di clic utilizzando le informazioni delle carte di credito registrate sul conto Amazon. È un’alternativa che può essere messa in pratica anche nell’ambito mobile, così come ce ne sono altre. L’obiettivo è trovare un modo comodo, veloce e sicuro che ci permetta di lasciare a casa il portafogli per utilizzare il telefono. Vediamo di fare il punto sulla situazione su come funzionano e soprattutto su come vanno le cose in Italia.

NFC. È il sistema più famoso e diffuso nel mondo. Funziona con una connessione wireless tra due dispositivi a corto raggio. Una sorta di bluetooth, ma blindato sul fronte della sicurezza attraverso il quale i clienti pagano semplicemente toccando la superficie dello smartphone. La diffusione in Italia comincia ad essere buona, considerando che gran parte dei modelli usciti negli ultimi due anni sono dotati di questo chip (in Italia si parla di 15 milioni di telefoni già pronti). Per poterlo utilizzare serve che il negozio sia dotato di un Pos contactless, che si trova soprattutto nei negozi della grande distribuzione e nella provincia di Milano utilizzata nel corso degli ultimi anni come terreno di sperimentazione di questo servizio, poi bisogna scegliere quale piattaforma utilizzare. Chi ha un iPhone deve attendere l’arrivo di Apple Pay nel nostro paese, chi ha Android può usare Google Wallet o i servizi degli operatori mobili ma in ogni caso deve sostituire la Sim con una adatta per l’Nfc (per una maggiore sicurezza dei dati). Al momento le app permettono di salvare le carte fedeltà, avere accesso a coupon esclusivi e comprare i biglietti di metro e autobus nelle città che aderiscono (una ventina sparse in tutta Italia). Molto comodo e veloce, anche se rimane la rottura di cambiare la sim.

HCE. L’host card emulation è il sistema sviluppato soprattutto dagli istituti di credito e dalle banche. Si sfrutta sempre la tecnologia NFC ma tutto passa da internet e dal cloud. Per gli utenti non cambia granché rispetto a quanto detto sopra, solo che con queste app non serve sostituire la Sim. Sul fronte sicurezza questo tipo di sistema garantisce che i dati delle carte di credito non siano rintracciabili dal telefono ma siano salvati unicamente sui server. Un ottimo servizio anche se rischia di essere più costoso dell’altro.

Qr Code. Il codice a barre versione 2.0: può contenere tantissimi dati nello spazio di un quadrato ed è il metodo più utilizzato per leggere informazioni da uno smartphone. Alcune applicazioni degli istituti di credito sfruttano questo sistema per il pagamento: per pagare basterà inquadrare il codice sullo scontrino, al resto ci penserà lo smartphone che registrerà l’operazione sul tuo conto corrente. Il metodo più diffuso al momento visto il successo del Code ma non esattamente velocissimo.

Check in. Il metodo sviluppato da Paypal. L’app sfrutta la geolocalizzazione: un cliente entra in un negozio, clicca sulla app e invia un segnale al commerciante (riconosciuto grazie al gps) con il proprio nome e la propria foto per confermare l’identità. Dopo di che bastava un altro clic da parte di entrambi per confermare la transazione. Un modo un po’ farraginoso che infatti non sta prendendo molto campo.

Solo. Una startup italiana che concentra tutte le altre alternative in una sola con l’intenzione di rivoluzionare il mondo dei pagamenti: un Pos virtuale che accetta pagamenti con carta di credito semplicemente condividendo un link. Il commerciante si registra sul sito, poi invia un link al cliente – tramite posta elettronica, SMS, messaggio sui social, QR code o NFC – (che non deve nemmeno registrarsi obbligatoriamente) che procede al pagamento da smartphone, tablet o pc. Non ci sono costi, app o hardware necessari, se anche sul fronte sicurezza si dimostrerà all’altezza, può essere la soluzione del futuro.

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