Bebeez.it – Da Digital Magics, libro bianco per le startup

Bebeez.it – 12 ottobre 2015

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Da Digital Magics, libro bianco per le startup

Il venture incubatorDigital Magics ha presentato al governo un White Paper per le startup per dare nuovo vigore al sistema dell’innovazione in Italia e per promuovere un’azione politica mirata a favore delle startup digitali e delle loro potenzialità.

Il “Libro Bianco” è stato presentato nei giorni scorsi in occasione dell’Internet Festival 2015 di Pisa ed è stato preparato in collaborazione con  Paolo Zanetto (Cattaneo Zanetto & Co), Giovanni De Caro e Giangiacomo Olivi (DLA Piper), Simone Strocchi (Electa Group), Fabrizio Barini (Intermonte), Cesare Valli (SEC relazioni pubbliche e istituzionali), Antonio Tognoli ( Integrae sim), Davide Dattoli (Talent Garden) e Claudio Berretti (Tamburi Investment Partners).

Digital Magics sottolinea che, nonostante il positivo trend di sviluppo del cosiddetto “ecosistema digitale” nel nostro Paese, permangono alcune difficoltà che non favoriscono la crescita degli investimenti nelle giovani imprese innovative.  In primo luogo l’insufficienza relativa al capitale di rischio che rappresenta la principale barriera allo sviluppo del settore. Vengono poste in evidenza soprattutto:  il mancato coordinamento delle politiche regionali che rende scarsamente efficaci le azioni tese a finanziare la fase di avvio delle startup basate su contributi a pioggia, spesso a fondo perduto; e  il profondo equity gap nelle fasi del ciclo di crescita successivo, seed, di venture capital. Nonostante l’Italia sia seconda solo al Regno Unito per percentuale di pmi innovative, gli investimenti in Venture Capital rimangono decisamente inferiori rispetto ai propri “comparables” europei. L’Italia, infatti, investe nel settore del venture capital solo lo 0,002% del proprio PIL, rispetto a una media europea dello 0,024%.

Le proposte di Digital Magics dunque sono le seguenti.

1. Revisione del credito d’imposta Irpef dal 19% fino al 30-40% per investimenti in startup innovative. Parimenti, provvedere a una revisione delle agevolazioni fiscali per i soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società (Ires), estendendone la deducibilità al 30%.

L’idea potrebbe essere quella di applicare anche in Italia quanto previsto dal modello anglosassone (EIS/SEIS Funds). Nel 1994 il Regno Unito ha introdotto il primo schema d’incentivi per investimenti in aziende non quotate, istituendo il cd. Enterprise Investment Scheme (EIS) Fund, attraverso il quale questi ultimi vengono gestiti direttamente o mediati. Intento alla base del meccanismo configurato è di compensare, appunto, l’elevato rischio derivante dall’investire in aziende non quotate. I benefici fiscali connessi prevedono la possibilità di dedurre fino al 30% del costo delle azioni, per un investimento massimo di un milione di sterline e, quindi, un beneficio di 300 milasterline (posto che si abbia una “tax liability” tale da poterlo coprire). Poiché le detrazioni sono individuali, una famiglia di due persone può investire fino a 2 milionidi sterline nell’anno fiscale. Nessun beneficio viene riconosciuto nel caso in cui le azioni non siano detenute per almeno tre anni. Inoltre, eventuali capital gain realizzati dalla vendita delle azioni dopo il terzo anno non sono soggetti ad alcuna tassazione. Al fine di poter godere appieno dei vantaggi sopra riportati, l’investitore non dev’essere collegato in alcun modo con l’azienda, ovvero non deve partecipare al capitale in quota superiore al 30% né mantenere al suo interno un ruolo di direttore, partner, o impiegato nell’azienda stessa, fatta eccezione per i business angel.

2. Introduzione di agevolazioni fiscali per pmi per attività di open innovation (acquisto di prodotti/servizi da startup innovative finalizzati all’innovazione della pmi) e rimozione di obblighi di spese amministrative da parte di nuove startup (spese di segreteria presso le Camere di Commercio, etc)

3. Revisione del regolamento Consob su equity crowdfunding, al fine di: rivedere al rialzo le soglie di non applicazione di obblighi relativi a Direttiva Mifid; rimuovere vincolo di sottoscrizione da parte delle banche del 5%; previsione di un modulo unico di profilazione Mifid.

4. Rimozione limiti normativi e previsione di incentivi per fondi di investimento e società di gestione del risparmio (SGR) in investimenti diretti o indiretti in startup

5. Creazione di fondi di tipo aperto per garantire l’afflusso, tramite investimenti, di almeno 1 miliardo di euro derivanti dall’industria del risparmio verso le startup

6. Creazione di un fondo di matching con Cassa Depositi e Prestiti, coinvolgendo player industriali italiani, investitori istituzionali e investitori qualificati che co-investono con il fondo in fase seed (fino a 1 mln di euro), con possibilità di effettuare operazioni di follow-on fino a 1,5 milione euro

7. Creazione di un Italian Founders Institute con esperti internazionali per la promozione attiva del Made In Italy attraverso programmi di accelerazione, ed applicazione di agevolazioni per il rimpatrio di personale qualificato dall’estero, garantendo benefici sia ai lavoratori che alle imprese.

8. Armonizzazione delle regole di ingaggio dei fondi regionali al fine di garantire un approccio sistemico e nazionale di matching dei finanziamenti e possibilità semplificata di accesso agli stessi.

 

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