Economyup.it – 15 ottobre 2015
Incubatori e Borsa, l’esperienza di chi è arrivato prima di H-Farm
La struttura creata da Riccardo Donadon annuncia la quotazione. Ma come è andata a chi ci ha già provato? Solo due i precedenti: LVenture Group al MTA e Digital Magics all’AIM. Ecco gli andamenti dei titoli e i risultati dal momento del collocamento
di Maurizio Di Lucchio
Il 15 ottobre H-Farm, la struttura per startup che ha sede a Roncade (Treviso), annuncia il collocamento in Borsa. Ed è una notizia importante, non solo per la creatura di Riccardo Donadon, ma per tutto il mercato finanziario visto che i precedenti sono davvero pochi. Per il momento le realtà italiane simili già quotate sono soltanto due: Digital Magics, il venture incubator guidato da Enrico Gasperini, e LVenture Group, il fondo di venture capital che finanzia le startup dell’acceleratore romano Luiss Enlabs.
Entrambe sono sbarcate a Piazza Affari nel 2013 – Digital Magics all’Aim-Alternative investment market, LVenture Group all’Mta-Mercato telematico azionario – e prevedono un modello combinato di investimenti in nuove imprese e incubazione.
Ma come è andata finora, numeri alla mano, la loro esperienza in Borsa?
Il percorso sui mercati di LVenture Group comincia a fine 2012, quando il gruppo guidato da Luigi Capello rileva dall’Istituto Ligure Mobiliare la società quotata Le Buone Società , una holding di partecipazioni in perdita, e ne cambia denominazione (chiamandola appunto LVenture Group) e sede (spostandola da Genova a Roma). La “quotazione†di LVenture Group coincide quindi con l’aumento di capitale da circa 5 milioni di euro (4.984.200 euro) lanciato da Capello e soci il 16 gennaio del 2013 sul mercato Mta di Borsa Italiana. Obiettivo: ripianare le perdite della vecchia società , di fatto una scatola vuota, e finanziare il primo anno del piano industriale. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni (ne furono emesse 95.850.000) era stato fissato in 0,052 euro. Il 21 gennaio, primo giorno del periodo di offerta (che si sarebbe chiuso il 15 febbraio successivo), il prezzo era lievitato a 0,6 euro.
Poi il titolo ha raggiunto un picco di 2,88 euro il primo febbraio e si è quindi assestato, da fine febbraio, intorno al prezzo di 0,4 euro per tutto il 2013. Nel 2014, a marzo e aprile, il prezzo delle azioni viaggia oltre quota un euro (top: 1,47 euro l’11 marzo).
Alla fine di questo periodo, il 30 aprile, viene deliberato un nuovo aumento di capitale di circa 5 milioni (4.970.000 euro), sottoscritto tra il 7 e il 18 luglio al 99,45% a un prezzo di 0,70 euro ad azione. Da agosto del 2014 fino a ottobre 2015 il prezzo del titolo tra 0,6 e 0,9 euro (0,7 euro il 14 ottobre, ultima rilevazione disponibile). La capitalizzazione del gruppo è di 12,22 milioni di euro.
Oltre all’andamento del titolo in Borsa, si possono mettere a confronto i risultati dal 2013 a oggi, ovvero da quando LVenture Group è sui listini. Dopo i primi nove mesi del 2013, il gruppo comunicava che le perdite ammontavano a circa 880 mila euro contro gli 1,47 milioni dello stesso periodo 2012, quando la società era praticamente inattiva, non era ancora preso il nome di LVenture Group e non erano ancora cominciati gli investimenti in startup. I ricavi, al 30 settembre, erano di 72 mila euro, contro lo 0 dei primi nove mesi 2012. Dopo i primi sei mesi del 2014, le perdite erano scese a circa 390 mila euro (al 30 giugno 2013 erano di oltre 560 mila euro), ma contemporaneamente erano cresciuti i ricavi: 260 mila euro, rispetto ai 50 mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Nell’anno in corso, considerando i risultati dei primi sei mesi, i ricavi sono vicini al mezzo milione di euro (470 mila euro, +81% rispetto ai 260 mila del primo semestre 2014 e risultano perdite per 352 mila euro. Il valore complessivo delle startup in portfolio (33 le nuove imprese partecipate, con un investimento complessivo di 4,2 milioni e medio di 120 mila euro) era di 55,1 milioni a metà settembre 2015 (+59% rispetto a fine 2014).
Per Luigi Capello, ad di LVenture Group, le risorse che si raccolgono attraverso la Borsa sono funzionali a portare le startup verso l’agognata exit. “L’exit è il nostro obiettivo – dice Capello – e stiamo lavorando per facilitare il percorso delle nostre startup verso questo traguardo. La strategia che adottiamo prevede un percorso di internazionalizzazione al fine di renderle visibili alle corporate sulla scena globale, da cui stiamo ricevendo interessamento. Ci stiamo concentrando sui fondamentali poiché pensiamo che creando startup valide – come facciamo – non avremo problemi nel raggiungere, a tempo debito, ciò che ci siamo prefissati. Il nostro portafoglio è ancora in fase di maturazione, anche se non escludiamo il raggiungimento di alcune ‘early exit’ nei prossimi trimestri“.
Digital Magics si è invece quotata su Aim (Alternative investment market), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle Pmi, il 31 luglio 2013 lanciando un aumento di capitale di circa 8,6 milioni di euro (8.585.000) a un prezzo di collocamento di 7,50 euro per azione. La capitalizzazione post quotazione si aggirava intorno a quota 25,6 milioni di euro.
Per i primi due mesi di negoziazioni, il titolo è stato scambiato a un prezzo che oscillava tra 7 e 8 euro, con un picco di 8,18 euro il 7 ottobre 2013. Poi è calato, visto che il 9 e il 10 dicembre ha toccato il suo minimo 2013 a 6,7 euro.
Proprio a dicembre il venture incubator ha chiuso la seconda tranche dell’aumento di capitalevarato a luglio in vista della quotazione. In questo caso, l’aumento è stato di circa 2 milioni (1.986.397,50 euro), sottoscritto a 7,5 euro ad azione, ovvero allo stesso prezzo di collocamento sul mercato Aim. A fine 2013, Digital Magics deteneva 31 partecipazioni, era entrata in 11 nuove startup e aveva raccolto capitali per oltre 10,5 milioni di euro.
Nel 2014, il titolo ha perso terreno rispetto all’anno precedente: da metà giugno è sceso al di sotto dei 6 euro, con un minimo di 4,45 euro il 24 settembre. Nel frattempo, se si fa riferimento al primo semestre del 2014, gli investimenti erano cresciuti (Digital Magics era entrata in 4 nuove startup) al pari dei ricavi da servizi di incubazione: 1,13 milioni (+50% rispetto al primo semestre 2013). Al 30 giugno 2014, il risultato netto era di -176 mila euro (contro il -303 mila dello stesso periodo dell’anno precedente).
Nel 2015 il titolo riprende quota arrivando a un massimo di 6,18 euro il 13 aprile e il gruppo annuncia a maggio un nuovo aumento di capitale di quasi 5 milioni di euro (4.990.505,85 euro) a un prezzo di 4,95 euro ad azione, sottoscritto al 96,44%. Dopo i primi sei mesi del 2015, il gruppo ha registrato ricavi per consulenza e incubazione pari a 1,18 milioni di Euro (+4% rispetto a giugno 2014, 2,5 milioni in proiezione 2015), ha investito complessivamente 1,64 milioni partecipando a 6 nuove startup digitali e portando a 46 il numero delle partecipate. A oggi la capitalizzazione di Digital Magics è di circa 29 milioni di euro, i milioni raccolti in aumento di capitale dalla Ipo in poi sono stati 13,5. Il portfolio di Digital Magics si compone di 48 partecipazioni in startup digitali, di cui 26 risultano iscritte nel Registro delle Startup Innovative. Sono in fase di closing gli accordi con altre 4 startup per l’ingresso nel programma di incubazione. Fino a giugno 2015 Digital Magics ha investito 18,2 milioni di euro, a cui si sono affiancati investimenti per 7,8 milioni di euro da parte di terzi. Il valore complessivo delle cessioni (exit) è di circa 5 milioni di euro. Per il 2015 è prevista una crescita del 74% sul fatturato aggregato del portafoglio di Digital Magics (32 milioni di euro circa) rispetto al 2014, con un pro quota di circa il 30%.
Il titolo, che ha guadagnato il 25% da inizio 2015, è scambiato a 6,2 euro (ultima rilevazione: 14 ottobre).
Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics, si dice molto soddisfatto dei primi due anni dalla quotazione in Borsa: “L’Aim Italia si è dimostrato una piattaforma fondamentale per le imprese tecnologiche italiane e per la costruzione della filiera del venture capital. Da quando Digital Magics si è quotata, a luglio 2013, siamo riusciti a coinvolgere moltissimi investitori: fondi e società di investimento, privati, operatori industriali per lo sviluppo delle nostre startup e scaleup. Sono convinto che l’Aim possa essere il traguardo non solo per gli incubatori, ma anche per la crescita delle neoimprese digitali. Il nostro obiettivo infatti è quello di accompagnare i talenti italiani nel loro percorso di crescita delle startup fino alla quotazioneâ€.