Linkiesta – 16 dicembre 2015Â
Digital Magics diventa grande: non solo startup e non solo Nord
Dopo la morte del fondatore Enrico Gasperini, l’incubatore di nuove imprese presenta una nuova governance a cinque punte. C’è anche il vicepresidente di Confindustria Marco Gay, che farà da pontiere con le imprese tradizionali. È l’open innovation, una delle priorità assieme allo sviluppo al Sud
A un mese dalla scomparsa del suo fondatore, l’incubatore di startup Digital Magics riparte. Lo fa dall’open innovation, ossia dall’incontro tra le imprese strutturate, una volta dette dell’old economy, e la galassia delle startup. La svolta coincide con una revisione completa della prima linea dei manager. Al posto della figura carismatica del fondatoreEnrico Gasperini, colpito da un infarto lo scorso 6 novembre a 53 anni, c’è un attacco a cinque punte: tre amministratori delegati, un presidente (il co-fondatore Alberto Fioravanti) e un vicepresidente. Un mosaico di esperienze di tipo diverso, che ora dovrà far realizzare alla società un cambio di passo: da una grande fucina di talenti a un’azienda che macina profitti.
Proprio il nuovo vicepresidente sarà uno dei pontieri tra le piccole imprese innovative e le grandi imprese: si tratta di Marco Gay, presidente dal maggio 2014 del gruppo giovani di Confindustria. Una figura che, pur essendo anche vicepresidente di Confindustria nazionale, ha poco del classico rappresentante del mondo associazionistico. «Viene da un’esperienza simile alla nostra e in Confindustria è arrivato per portare un messaggio di innovazione – commenta uno dei tre nuovi amministratori delegati, Alessandro Malacart, in occasione dell’investor day della società , al Talent Garden Calabiana di Milano -. Ora ha trovato in Digital Magics una realtà che gli consentirà di dare risposte concrete ai suoi associati, su come si possano creare ponti tra imprese tradizionali e innovative».
L’arrivo di Gay era previsto da prima della morte di Gasperini. Proprio in occasione di un incontro tra i due dieci mesi fa ci fu una sua “cotta per Digital Magicsâ€. A raccontarlo èLayla Pavone, nuovo ad per l’area dell’innovazione industriale. Esperta di comunicazione digitale (è stata tra le altre cose presidente di Iab Italia), curerà i progetti di open innovation. Per le grandi imprese sarà una sorta di attività di consulenza, sia “one shot†sia continuativa. Sarà anche creato un nuovo network, chiamato Gioin (Gasperini Italian Open Innovation Network): sarà rivolto a imprenditori, manager e professionisti, prevalentemente under 40, con l’obiettivo di formali all’innovazione aperta. Ci saranno otto incontri in altrettante città italiane, su otto temi, e un evento a Saint Vincent, il prossimo 1° e 2 luglio.
Il nuovo vicepresidente è il vicepresidente di Confindustria Marco Gay. Sarà uno dei pontieri tra le piccole imprese innovative e le grandi aziende.
Il territorio è la seconda gamba della strategia di Digital Magics. Il progetto si allarga anche al Sud, e si appoggerà sulle strutture di Talent Garden (di cui Digital Magics è socio), i centri di co-working e formazione fondati da Davide Dattoli, che si stanno espandendo in Italia e in Europa. Dopo l’esperienza di Napoli, città che è al quarto posto per le startup innovative in Italia, nel 2016 il progetto è di aprire sedi di Talent Garden a Bari e a Palermo. Intanto sono iniziate le attività di Digital Magics in quelle città , con il compito di selezionare e far crescere le startup, dalla semplice idea fino alla quotazione in Borsa, sul mercato Aim, dedicato alle piccole imprese. Dal 2007 a oggi le idee scrutinate sono state circa settemila, delle quali 60 effettivamente incubate. Ogni anno circa 1.500 imprese vengono prese in considerazione, di cui 500 attentamente. Di exit, ovvero di acquisizioni di start up da parte di grandi gruppi ce ne sono state pochissime, solo sei, che hanno portato a circa 5 milioni di ricavi.
Digital Magics sta aprendo nuove filiali al Sud: dopo Napoli è stata la volta di Bari e Palermo. Dove nel 2016 dovrebbero aprire anche i co-working di Talent Garden, partecipati dall’incubatore di startup
Ma questo, oggi, non è visto come un problema. Lo ha detto con un linguaggio che più schietto non si può Giovanni Tamburi, fondatore di un fondo di investimento che ha in portafoglio Moncler, Prysmian, Eataly, e anche Digital Magics, dove in aprile ha effettuato un aumento di capitale che l’ha portata al 19 per cento. «Togliamoci l’idea delle exit – dice -. Sono una cavolata. Quando guadagni dei soldi vendendo una startup, o chi compra è scemo o ne sa più di noi. Quindi chi se ne frega delle exit. C’è il tema dei soldi, ma quelli li abbiamo. Il vero tema è la selezione delle imprese: noi dalla quantità dobbiamo passare alla qualità . Le Digital Magics nel mondo azzeccano 2-3 imprese imprenditoriali e con quelle si rifanno di tutto quello che hanno speso».
Se un fondo come Tamburi Investment Partners crede nell’incubatore fondato da Gasperini, spiega, è perché «in questo momento un investitore sa che mediamente in tutto il mondo i profitti sono in calo, ma che ci sono imprese con multipli diversissimi. Oggi la differenza tra i costi e il prezzo finale li fa l’innovazione. E dato che nessuno, neanche i più grandi consulenti, sta capendo dove sta andando il mondo di Internet, noi pensiamo che realtà come Digital Magics e Talent Garden possano farci capire qualcosa».
Fabrizio Patti