Il Sole 24 Ore – Google entra nelle case con l’intelligenza artificiale

Il Sole 24 Ore – 20 maggio 2016

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Google entra nelle case con l’intelligenza artificiale

Gli investimenti in startup balzano a quota 310 milioni

di Marco Passarello

«Nel  futuro  vediamo  un  passaggio dal prima il mobile al  prima l’intelligenza artificiale». Così si è espresso mercoledì  scorso Sundar Pichai, ceo di Google, durante Google I/O, l’annuale conferenza dedicata agli  sviluppatori, in cui ha come di  consueto annunciato molte novità. Ed è proprio l’intelligenza  artificiale la chiave di lettura  che consente di comprendere le mosse del gigante di Mountain  View. Se a prima vista possono  sembrare reazioni a specifiche mosse dei concorrenti (con la  nuova app di messaggistica Allo che si oppone al travolgente successo di Whatsapp del rivale Facebook, mentre Google Home, l’assistente casalingo che permette di conversare con Google a voce, si affianca all’Echo  lanciato da Amazon un anno fa), il filo conduttore di tutto questo è  l’intelligenza  artificiale  che  permette ai computer di analizzare i testi e comunicare direttamente con le persone. Si tratta dei cosiddetti “chatbot”, che gestiranno gran parte  delle interazioni commerciali  su Internet del prossimo futuro. L’interesse crescente per il  settore ha scatenato una “caccia” alle società di intelligenza  artificiale: Google,  Amazon,  Apple, IBM, Yahoo, Facebook,  Intel hanno acquisito negli ultimi tre anni una ventina di aziende di Ia. Sono cresciuti anche i  venture capital investiti, passando negli Usa dai 45 milioni di dollari del 2010 ai 310 milioni  dello scorso anno. L’Italia può vantare una certa esperienza nel campo della tecnologia di analisi dei testi; per esempio, la piattaforma semantica Cogito  della  modenese Expert System è commercializzata anche negli Usa. E sta facendo nascere altre aziende: attraverso un accordo con l’incubatore Digital Magics, Cogito è  stata concessa in uso a condizioni agevolate a startup come Mimesi, (creazione di rassegne  stampa) e Buzzoole (analisi dei  contenuti dei social media). Nel 2012 era stato fondato il consorzio trentino “Semantic Valley”, col proposito di accelerare l’adozione di queste tecnologie da parte dell’amministrazione pubblica. Un’esperienza però già conclusa: il marchio  Semantic Valley è stato ceduto  all’Associazione Italiana di Linguistica Computazionale, il cui  presidente Bernardo Magnini  ci ha detto: «Anche se di breve durata, l’ecosistema formato da università e aziende ha portato  grande visibilità ed è stato riprodotto con successo altrove.  Per esempio a Bari, dove la collaborazione tra Università e regione Puglia ha fatto nascere  startup semantiche come QuestionCube». Ora è in arrivo una “democratizzazione”  dell’intelligenza artificiale: Ibm, tramite la piattaforma cloud Bluemix, ha reso fruibile a tutti il  proprio sistema cognitivo Watson. Le aziende possono arricchire con funzionalità di intelligenza cognitiva le proprie applicazioni su Bluemix, usando Api componibili, in modo scalabile e con forti agevolazioni per le startup. Per Andrea Di Camillo, presidente della società di venture capital P101, in Italia  l’impatto di queste tecnologie è ancora molto limitato, ma con  ottime  prospettive:  «Molte delle nostre società stanno sviluppando sistemi di automazione del  customer  relationship management che sfruttano queste  tecnologie.  Ogni azienda dovrà integrare la sua  parte di intelligenza artificiale per essere efficiente, e questo crea opportunità per chi ha le skill  necessarie.  Ritengo  che nel breve periodo non emergeranno grandi soluzioni globali.  C’è invece un grande terreno vergine per soluzioni di nicchia o di industria verticale».  startup@ilsole24ore.com

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